Sarà che tornare dall'Italia con un simpatico virus non aiuta l'umore (apparte per la prospettiva molto Zombie apocalisse del diffonderlo ad un'intera nazione che non ci ha i suoi anticorpi…) o sarà il senso di colpa nell'essere lontana e non poter farci nulla di persona, ma oggi neppure la decadenza di Mr Bunga Bunga mi risolleva l'acidità.
E allora mi sfogo qui, con i miei quattro gatti a cui voglio raccontare con più dettagli la storia della laparotomia della mamma. O meglio, dei due o tre giorni successivi all'operazione (che grazie a dio, almeno quella e' andata bene). Vi avverto già da subito, non e' un post simpatico o ben scritto, quindi fermatevi qui se oggi proprio non vi va di sentire le lamentele altrui…io vi capisco e prometto di ritornare con un qualcosa di più simpatico prima possibile!
Se invece vi va di continuare, ecco quel che ci è successo.
Non voglio fare nomi o dare colpe, lo so benissimo che sono stati episodi di mala organizzazione e non malafede, però almeno fatemi dire che l'ospedale in questione è quello di Lucca.
Appena finita l'operazione ci contatta il Professorone, colui a cui la mamma aveva pagato 215 euro di visita privata per essere sicura che la operasse lui in persona, e ci dice che è andato tutto benissimo, non ci sono segni di tumore e la mamma sta bene e sarà presto riportata in camera. Urrà, è andata, un pensiero grosso in meno per tutti!
Ah, ci fa sempre il Professorone, io nei prossimi due giorni non ci sarò a visitarla che devo andare ad un convegno, ma appena torno capito in stanza.
Sisi, ok, grazie mille Prof, reverenza a profusione e fuori dalle balle che ci ha da fare.
Un'ora dopo il colloquio siamo tutti e quattro li' ad aspettarla (babbo, zia, fratello ed io) quando la riportano in stanza. Ora in un paese del primo mondo a fine 2013 ti aspetti minimo di trovarla rintronata ma tranquilla, con la sacchettina nera di morfina che fa il suo dovere su un corpo che ha appena subito un taglio da 15 cm e l'asportazione di vari organi interni.
Di sicuro quel che non ti aspetti e' una povera creatura che cerca di aggrapparsi alla tua mano e con un fil di voce ti supplica 'aiutatemi, aiutami, sto male, non ce la faccio, mi fa tanto male, qualcuno mi aiuti!'.
Immaginate lo shock e la preoccupazione, entrambi affiancati da una discreta incazzatura quando chiedi alla incolpevole porta barella perché tua madre stia agonizzando dal dolore e sentirti rispondere - testuali parole - che il pc era rotto e quindi l'antidolorifico non era stato autorizzato.
Nel 2013. A Lucca.
Fai soffrire le pene dell'inferno ad una donna con una ferita nell'addome perché il tuo fottuto pc e' crashato?!
Grazie di nuovo a dio, un'infermiera prende a cuore la situazione e 5 minuti dopo arriva con una puntura. Uscita dalla camera la fermo e le chiedo se quello e' l'antidolorifico. Mi dice di si' e io la ringrazio molto. Lei mi guarda, si vede chiaramente il fumo che le era appena uscito dalle orecchie e mi risponde con un:"non deve ringraziare me, io ho solo usato la testa, sono quei macellai laggiù che andrebbero presi e messi sotto i ferri, giusto per fargli provare cosa si sente". Ah beh, menomale che qualcun'altra la pensa come me!
I due giorni successivi procedono più o meno bene, il dolore diminuisce grazie alle periodiche punture e la febbre sale ma in maniera regolare. Come dice la mia amica Ilaria, queste mamme sono sode.
Finché si arriva al sabato mattina, due giorni e mezzo scarsi dall'operazione. La mamma ha ancora la febbre a 38, le hanno appena tolto il catetere e nessun dottore è arrivato a controllarla dal turno del venerdì pomeriggio. Nonostante questi piccoli dettagli, rientriamo dalla prima visita al bagno post operatoria per trovare l'infermiera che ci porta la lettera di dismissione.
Noi facciamo notare che il Professorone - insieme a tutte le varie altre persone che avevano subito simile intervento - aveva parlato di un ricovero di 5-6 giorni e ne sono passati appena due e mezzo, che la mamma ha ancora la febbre alta, che nessuno ha guardato/medicato/cambiato il cerotto alla ferita.
Ma l'infermiera, fra l'altro gentilissima ed incolpevole, ci dice che quel reparto - chirurgia breve - il sabato chiude e lasciano solo i casi più gravi che vengono spostati in un altro reparto. Ci spiega le pochissime istruzioni contenute nella lettera - prendere antibiotici e una puntura di anticoagulante il giorno - cambia il cerotto alla mamma su sua richiesta e poi ci dice che per qualsiasi cosa si chiami il nostro medico di base.
Peccato che è, appunto, sabato e pure il medico di base fino a lunedì non risponde…
E così ce ne torniamo a casa, dove improvvisando un po' riusciamo a passare anche questa disavventura. Ora la mamma sta migliorando, è una ripresa lenta ma lo si sapeva…certo i ricordi dell'operazione saranno sempre un po' un viaggio nell'incubo per lei e per noi, contornati da quel senso di aver affidato praticamente la tua vita e la tua salute a mani quantomeno un po' distratte.
Ciliegina sulla torta, giusto per concludere: i punti andavano levati sette giorni dopo la dismissione. Ovvero il sabato dopo. Peccato che il Punto Donna dove andarli a levare è chiuso di sabato e domenica, quindi ha dovuto rimandare al lunedì col risultato che un punto è andato in suppurazione e le ha provocato di nuovo dolore e fastidio.
Ah, il Professorone poi non si è ovviamente più visto e se la mamma volesse farsi fare la visita di controllo da lui fra qualche giorno dovrebbe ripagare i 215 euro della visita.
Ma anche no, grazie mille.
3 commenti:
Senza parole Eli. Ma come si fa? Come? Che schifo. Un grande in bocca in lupo alla tua mamma e un abbraccio a te. Tienici aggiornati!
Ciao!
E' vergognoso! Un abbraccio alla tua mamma!
Da non crederci! Eppure mi sa che episodi simili sono all'ordine del giorno in molte realtà ospedaliere, almeno alle nostre latitudini. Alle tue attuali non so, spero ci sia un po' più di professionalità. Un salutone
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