lunedì, dicembre 14, 2015

Ma chi se ne frega del Natale quando esce Guerre Stellari.


May the hype be with you.

Nel nostro piccolo grande mondo nerd quest'anno Natale arriva in anticipo. Arriva con eserciti di cloni, navi stellari e spade laser con guardie di dubbio utilizzo, altro che slitte, renne e panzoni poco in forma sponsorizzati dalla cocacola.

E io ci ho provado, giuro, a far finta di essere una trentaseienne in carriera che si' per carita' bello l'amarcord ma nella vita ci sono cose piu' importanti. Che si' ok ho comprato i biglietti per il primo spettacolo, ma solo perche' davvero li ho visti per caso nel sito del cinema e ho pensato che potesse essere un divertente passatempo del giovedi' sera.
Io ci ho provato. Anche a giustificare in qualche modo il fatto che stiamo vedendo 6 film in 5 giorni, pure i film inesistenti, che grazie a dio non hanno mai girato veramente senno' sarebbero state delle boiate infinite.

Ma la realta' e' che c'e' un solo pensiero fisso in mondo nerd in questi giorni.
Ed e':'ti prego ti prego ti prego JJ non ci rovinare le feste.'

La realta' e' che io mi sono commossa a vedere volare di nuovo il Millennium Falcon, anche se per pochi secondi, anche se in un teaser su yuotube di tanti mesi fa.

La realta' e' che alla prima lens flare di troppo o al primo stupido pupazzetto in CGI che pretende di essere un alieno senziente,  ho gia' pronte le taniche di benzina per dar fuoco al cinema. E questo include gli Ewoks, ovvio.

Insomma, la mia lettera a Babbo JJ quest'anno e' semplice, ho solo una richiesta:
"Caro Geggei, siamo in tanti ad aspettarti. Se arrivi con un regalo di merda, sappi che la nostra vendetta sara' veloce e spietata. Con affetto, tutti i nerds del mondo."

E che l'aspettativa alle stelle la Forza sia con tutti noi.

PS. a rileggere sto post subito dopo l'ultimo che avevo scritto mi prende un attimo male, quindi tengo a precisare che ero ironica e non ho veramente intenzione di bruciare nessun cinema ne' di punire veramente un povero regista se fa un film brutto. Oddio, pero' magari una manciata di confetti Falqui nel caffe', ecco quello si' dai.

sabato, novembre 14, 2015

War never changes.

Un paio di giorni fa istalliamo il nuovo Fallout 4, ghignando felici all'introduzione - scene di eserciti in marcia alla vigilia di una guerra atomica mondiale- e ripetendo all'unisono con la voce fuori campo il "motto" del videogioco:

War, war never changes.

Ieri mattina accoccolati nel letto, ci godiamo la pigrizia del sabato guardando al pc la partita dell'Italia e parlando dei programmi del giorno. Programmi della quotidianità più pura: c'e' da passare l'aspirapolvere, fare la spesa, giocare a Fallout, passare la serata con amici.

Poi il telecronista, lievemente agitato, dice che appena finito il collegamento dallo stadio devono lasciare spazio ad un'edizione straordinaria del TG.
Edizione straordinaria, alle undici di sera. Gia' si capisce che non c'e' nulla di buono.
Poi inizia: immagini di guerriglia, stime di morti che aumentano ad ogni minuto, cronisti che fanno domande stupide perché non sanno come riempire il vuoto, l'attesa. Parigi colpita di nuovo.

L'immagine che più mi rimane dentro e' quella della gente nello stadio, sul campo di gioco, ore dopo la fine della partita: gente che si abbraccia, lo sguardo perso di chi non capisce come una serata di divertimento si sia tramutata in questo incubo. Irreale. Poche ore prima pure io avevo passato il mio venerdì sera allo stadio, con gli amici, bevendo birra e ridendo delle papere di un portiere.
E mi salgono i brividi.

Questa gente ha colpito persone normali nella loro quotidianità: uscendo da cena, andando allo stadio, ascoltando un concerto. Lo hanno fatto in maniera gratuita, in nome di un dio che non esiste, spinti da un odio che invece e' decisamente reale.

Ma la cosa peggiore, la cosa che mi ha fatto nascondere la testa fra le mani e' stata la mia prima reazione: vedendo quelle immagini, sentendo quei numeri, l'istinto più forte e' stato quello dell'odio.
Odio verso chi e' diverso da me, verso chi mi può colpire laddove mi sento più sicura, verso chi mi vuole spaventare. Annientiamoli, facciamoli sparire dalla faccia della terra.
Lo so, mi vergogno anche mentre lo scrivo, ma questa e' la realtà più diffusa di noi esseri umani: al tuo odio io so rispondere istintivamente ed immediatamente solo con altro odio.
La paura di chi e' diverso porta all'odio verso ciò che non si capisce, instaurando quel noi contro loro vecchio di millenni che porta solo ad una, inevitabile, conclusione.

Guerra.

Quando mi sono accorta di cosa stavo provando, mi e' venuto da piangere.
Perché dovrei ormai saper bene che si reagisce all'odio con altro odio non arriveremo mai ad una soluzione. Non riusciremo mai a capirci, a tollerarci, a convivere, ad evolverci come specie.
Ciononostante, ieri mattina io ho odiato persone che non conosco. E non solo quei mostri che hanno ucciso così tanta gente, loro continuo ad odiarli pure adesso, indipendentemente dalla loro nazionalità, credo o colore della pelle. Il problema e' che con loro ho odiato la loro cultura e tutte le centinaia di migliaia di persone - persone normali, persone con problemi, sogni e una quotidianità simile alla mia - che a quella cultura appartengono.

Forse la chiave dovrebbe essere proprio questa, cercare di non perdere contatto con il resto del mondo, capire che dietro l'atto mostruoso di pochi folli non si schiera e non si schiererà mai tutto un popolo. Ma vedendo quelle immagini e realizzando la rabbia e la paura che hanno suscitato, la speranza che si possa trovare una soluzione a questo divario colmo di odio che adesso sembra dividere così nettamente due culture e' sinceramente remota.
Ed e' cosi' che la storia si ripete da millenni: andare contro l'altra fazione per soldi, potere o supremazia, spesso in nome di un dio che non esiste e se anche ci fosse starebbe lassù a farsi i cazzi suoi senza nemmeno gettare uno sguardo su questo mondo che adora farsi del male.

Perche' la realtà e' davvero troppo simile al motto di un videogioco.
Perché la guerra, la guerra non cambia mai.


giovedì, ottobre 29, 2015

Case e antipodi

Lo so, il blog langue.

Vorrei raccontarvi un sacco di cose, dal Giappone che e' ancora piu' strano dal vivo che su cartone animato, alla cena con l'ambasciatore (che qui si frigge mica con l'acqua...) al weekend alcolico (ribadendo il fatto che non si usa molto l'acqua qui da noi...) insieme ai compagni di Reunion, ormai giunta alla sua gloriosa IV edizione.

E invece non ci ho voglia. Fatica. Uggia. Manco le foto delle vacanze ho trovato la forza di pubblicare (quelle vere, non i selfies del telefonino del post precedente).
Sara' la primavera.

Quindi nel frattempo, per colmare l'ansia da pagina bianca che mi ha colto, voglio soddisfare la vostra innata curiosita' su come si comprino le case qui agli antipodi. Che lo so che vi ci arrovellate cosi' tanto su questo quesito che non ci dormite la notte (nostra, ovvio)!

Come funziona quindi? Si va dal notaio? si ha tempo per pensarci? Naaaaaaah, she'll be right, mate!

Quindi ecco di seguito il post scritto dalla Marialuisa per il nostro LILNZ, in cui io al massimo massimo ho mandato commenti da far scrivere - ovviamente - a qualcuno con un po' piu' di energia e creativita':

"Comprare casa in Nuova Zelanda è un processo relativamente semplice e veloce. Diversamente da ciò che accade in Italia, non bisogna vendere un rene al mercato nero per pagare il notaio (perché qui il notaio non ce l'hanno!) e il mercato immobiliare è molto veloce (addio 6 mesi per vendere la vecchia casa, 3 mesi per il rogito, compromesso, giuramento, inchino, lettera e testamento).

Date le premesse sembrerebbero esserci indubbi vantaggi. Certamente meno sono le spese a fondo perduto, come ad esempio il notaio o la percentuale all'agenzia, che qui è a carico di chi vende. Se invece sei il compratore, è meglio per circa 1000/1500 dollari si assicura che la proprietà sia in regola presso il City Council. In regola significa: non ci sono costruzioni abusive, i confini della proprietà’ corrispondono a quelli sul progetto, i materiali di costruzione sono regolari, non ci sono ipoteche e/o rischi geologici eclatanti.
Ma, ovviamente, ci sono anche degli svantaggi e il principale è che non hai materialmente il tempo di girare, cercare, guardare, parlarne e confrontarti troppo a lungo. Devi già partire alla ricerca avendo in tasca un pre-accordo con una banca per un mutuo fino ad un massimo di totmila dollari. Dopodiché, con quella cifra in mente, inizi a cercare casa e se ne trovi una di tuo piacimento, ti conviene decidere in fretta, perché il giorno dopo potrebbe già essere stata venduta!

Andiamo per gradi."
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martedì, ottobre 13, 2015

oh ero via.

persa fra fusi orari e selfie sticks.
pero' ora torno, eh, tranquilli!

girovagato fra Spagna...
Sagrada Familia

Zahara de los atunas

in buona compagnia!
 ...Italia...

Casa, aka il Porta Elisa

al mare con babbo e cognata!
cibo alcool e mare

gli Incredibili!
e Giappone!

cibo, cibo e ancora cibo!


Kyoto e la stanchezza

Kyoto, che figata

gia' detto del cibo?

fashion day!

Kyoto, il tempio d'oro

cena tipica!

immancabile

e pranzo sardo a Tokyo!

ok, ok, ora si rientra a casa, promesso
Adesso sono a dieta...e ho bisogno di un'altra vacanza per riprendermi!
Che dura la vita, eh?

mercoledì, agosto 26, 2015

S.


Ovvero come un solo libro di carta, nell'era della conquista del mondo da parte degli (utilissimi) ebooks, riesce a far ricordare a tutti noi lettori di lungo corso il perche' li abbiamo amati e li amiamo cosi' tanto, i libri.

E lo fa al primo sguardo, appena liberiamo questo malloppone dalla sua elegante custodia nera - rompendo il sigillo di carta invecchiata che lo unisce alla custodia come un cordone ombellicale - ed apriamo a caso una delle sue pagine.
La carta ingiallita, il vecchio font, l'impaginazione antica, gli stampi della bibilioteca, le macchie di umido, una cartolina del brasile che scivola fuori da una pagina e una mappa disegnata su un fazzoletto di carta che spunta da un angolo...e poi le note.
Note che riempiono i bordi delle pagine, si rincorrono con frecce e asterischi, una fitta conversazione fra due persone che si dipana in diversi spazi temporali, sovrapposti ma fluidi, identificabili facilmente dai diversi colori delle penne.
E tu sei gia' conquistata.
10-15 secondi e l'unica cosa che vorrai fare per le prossime ore e' accoccolarti sul divano e sfogliare questo libro moderno che sembra arrivato direttamente dalla tua adolescenza, carico di misteri che aspettano solo di essre risolti.


S., prima di tutto e forse soprattutto, e' una gioia per gli occhi. Ti aspetti quasi di sentire quell'inconfondibile odore di libro vecchio, vissuto, sfogliato e spiegazzato da innumerevoli dita che avevano i libri della biblioteca scolastica. E' ipnotico, non puoi fare a meno di continuare a sfogliare a caso, con vecchie foto in bianco e nero o note scritte fitte su  fogli protocollo che minacciano di cadere da ogni parte.

Poi, ovviamente, inizi a leggere.
Come lo leggi? mi hanno gia' chiesto alcuni amici.
Beh, credo che anche questo sia volutamente lasciato alla decisione del lettore. Come leggevi le note in cui ti imbattevi nei libri in prestito? Dal punto diretto dove finiva la sottolineatura, arrivavi alla fine del paragrafo o ti leggevi tutta la pagina e poi le note?

S. e' un regalo agli amanti dei libri fatto da un amante dei libri (e della magia dentro ogni storia) e quindi ci lascia liberi di leggerlo come piu' vogliamo, di goderci a modo nostro e fino in fondo quest'esperienza che non sapevamo ci mancasse cosi' tanto.

In realta' e' chiaro che il libro un po' ti guida: sottilmente, attraverso il sovrapporsi delle note, lentamente dipana la seconda (o forse la principale?) storia raccontata in quelle pagine ingiallite. Ognuna di queste pagine sfogliate transmette il senso della scoperta su tanti livelli diversi ma interconnessi: dal mistero del passato racchiuso nelle parole battute a macchina al mistero di due persone che si aprono all'altro usando delle note a margine fino ancora al mistero in cui vengono trascinate, di nuovo e sempre da quel libro intorno a cui tutto gira.
(Si', a volte pure la mia testa).


S. e' un atto di amore incondizionato verso i libri. Raccoglie e ti trasmette l'essenza stessa del libro di carta, la sua caratteristica intrasmettibile all'ebook: quello di essere vivo, perche' vissuto.
Ogni nota scarabocchiata a margine, ogni sottolineatura, orecchia nell'angolo, macchia di caffe', ogni segno umano rende un libro unico, gli dona la sua personalita', gli regala un passato.
S. e' finto, lo, ma a volte si fa fatica a crederlo.

E adesso che cala la sera e sto per chiudere l'ufficio, l'unica cosa che ho in mente e' tornare a casa, accendere un fuoco ed accoccolarmi sul divano con il librone in grembo, pronta a farmi avvolgere dal mistero e stando attenta a non far scivolare via nessun biglietto nascosto tra le sue pagine.
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