lunedì, dicembre 22, 2014

I tre nodi. Favoletta di Natale sulla differenza di genere.

Tutti gli studi sul DNA umano hanno sempre evidenziato come la nostra specie abbia un codice genetico pressoche' identico per tutte le sue diverse razze. Paradossalmente, ma in realta' manco troppo, la differenza genetica piu' spiccata si ha tra noi donne (un intero cromosoma in piu'!) e voi uomini.
Sebbene spesso mi bulli di questo patrimonio generico piu' ricco, ancora piu' spesso mi devo rendere conto che non sempre la complessita' aiuta nella vita di ogni giorno. Specialmente quando un essere piu' complesso si trova a dover cercare di capire un esemplare un po' piu' semplice. Insomma, ogni volta che noi donne cerchiamo di capire cosa passa per la testa a voi uomini. E credeteci, e' un po' il nostro sport preferito (ma cosa ve lo dico a fare, vero?).

La storia dei tre nodi, che risale ormai a forse piu' di 10 anni fa e i cui protagonisti adesso sono felicemente sposati e genitori orgogliosi, e' uno degli esempi piu' fulgidi di questo sport prettamente femminile, il famoso 'ma secondo te lui che voleva dire con questo?' (Dovrebbero farlo disciplina olimpica)

La storia ha inizio quando M. e R. si incontrano in discoteca, un sabato sera di tanti anni fa. Tra loro scatta subito qualcosa e i due si scambiano i numeri. Il giorno dopo M. chiama la sottoscritta per una chiacchierata 'd'emergenza' davanti al nostro classico caffe'. Ovviamente seguono diversi (molti) minuti di dettagliate descrizioni su R.: cosa indossava, che scarpe aveva, il cappotto di montone ommioddio, che cosa si sono detti (cercando ovviamente di ricostruire le frasi scambiate in tutta la serata parola per parola, in caso ci fossero dei sottintesi importanti che potrebbero essere sfuggiti alla prima interpretazione) e se richiamera' entro la sempre taciuta ma universalmente riconosciuta data di scadenza dei tre giorni. Normale amministrazione, insomma.

Questa volta pero' c'e' un dettaglio insolito che merita attenzione e sopratttutto il dispiego poderoso di tutto l'arsenale analitico dotato al genere femminile dal famigerato cromosoma in piu': R. quella sera indossava anche una semplicissima catenina d'oro, senza alcun pendaglio, ma con tre nodi fatti manualmente (probabilmente da lui stesso).
Cosa poteva significare? Che cosa rappresentano quei tre nodi?
E' chiaro che un dettaglio del genere non possa essere trascurato. Potrebbero questi tre nodi indicare la sua famiglia, i genitori e un fratello o una sorella? Ovviamente la prima sera che due si conoscono e per di piu' in discoteca, la composizione del nucleo famigliare non e' proprio il primo argomento di discussione, quindi non abbiamo dati sufficienti a disposizione per validare la tesi. Pero' invece che indicare la famiglia, magari i nodi sono per qualcosa di piu' profondo. Forse sono le sue ex-ragazze? Certo sarebbe un po' tamarro segnarsele con dei nodi...oddio, e se invece sono amici che sono morti? O qualche altro lutto? Che cosa terribile, che uomo tormentato!
E se invece il bastardo fosse fidanzato ed ogni nodo corrisponde ad un anniversario?

Beh, immagino sia chiaro pure a voi che a quel punto la faccenda dei tre nodi fosse diventata di vitale importanza e se mai R. avesse richiamato M. (entro i tre giorni, altrimenti e' ovvio che non e' interessato a sufficienza e va quindi mandato velocemente a spigare), lei avrebbe dovuto scoprire prima possibile il significato di quei benedetti nodi.

Detto fatto, R. richiama il giorno dopo, puntuale e concentrato come un segugio che ha fiutato l'osso, i due si rivedono e da li' inizia questa loro lunghissima storia d'amore che e' ancora in corso.
Ma ovviamente alla prima occasione utile M. chiede il significato dei nodi.
R. la guarda quasi sorpreso e le risponde:

"Quali, questi? Ah, beh, e' che la collanina mi stava troppo lunga quindi ci ho fatto i nodi per accorciarla."

Morale della favola: che siate maschi o femmine ricordate che e' Natale e che probabilmente l'altro sta davvero facendo uno sforzo enorme per capire un cervello che funziona in maniera decisamente diversa dalla vostra. Quindi, almeno fino a Befana, siate piu' buoni con l'altro genere!

Buone feste, eh. Mangiate pandori anche per me!


martedì, dicembre 02, 2014

Sul dramma del taglio di capelli

Lunghi Lungh a 17 anni
Io ed i miei capelli abbiamo sempre avuto un rapporto d'amore ed odio come neppure Rossella e Rhett Bluter. E' che io ai miei capelli ci voglio bene: sono ribelli ed anarchici, tendenti sempre e comunque a far come gli pare e piace e restii a qualsiasi tipo di cambiamento. Insomma, son capelli fini ma carichi di personalita'.

Famosi fra i parrucchieri della lucchesia gli episodi di rigetto del colore al primo shampoo (da riflessi ramati a biondo basico nel tempo di una doccia, che pareva fra l'altro il set di Psyco) o di rifiuto totale a piegarsi in riccioli: due permanenti nel giro di una settimana annullate con due docce nella settimana seguente. Credo sia materiale da Guiness dei Primati.

Il problema con capelli del genere e' che l'unico modo per poterci convivere e' ignorarli. Ritrose, stopposita', pieghe strane...nulla, manco un secondo sguardo nello specchio. Giusto il tempo di spazzolare e districare i nodi e ciao. Forse per questo motivo, o forse per la sindrome da principessa Disney (Bella Addormentata noi ti odieremo per sempre), i miei capelli sono sempre stati lunghi lunghi.
In realta' ho tagliato i capelli solo due volte nella vita.
I piu' corti a 24 anni
La prima fu un trauma che ricordo ancora bene: ero in seconda media e volevo davvero tanto fare la 'persona grande' percio' decisi di dare un taglio non metaforico al look da piccola principessina bionda. La mamma mi porto' dal suo parrucchiere in citta', il salone di Luigi in Piazza San Frediano, per un taglio a caschetto sulle spalle. Mentre ero li' che aspettavo, mi sciolsi i capelli di fronte allo specchio e loro - i maledetti - ricaddero fluenti fin quasi alla fine della schiena, lievemente ondulati e splendenti come MAI lo erano stati prima. Bastardi. Ed io li', a fissare questa cascata bionda nello specchio.
Ovviamente mi misi a piangere: grossi lacrimoni silenziosi che mi rigavano le guance. Luigi mi chiese allora se non volessi giusto una spuntatina, ma riuscii a ritrovare il controllo della situazione e decisi di continuare: mi fece una bella treccia, con elastico in cima ed in fondo e poi zac, un bel colpo di forbici e mi ritrovai la treccia in mano come souvenir (credo sia ancora da qualche parte nell'armadio sottoscala a Lucca. Non chiedetemi come abbia fatto ad arrivare fin li'.)
L'unica altra cosa che ricordo di quel taglio e' che spesso ci facevo l'orripilante frisee che andava tanto di moda ad inizio anni 90 con una piastra comprata apposta dalla mamma. Ed evindentemente che decisi quasi subito di farli ricrescere. (Il frisee...ma vi rendete conto a quali torture ci hanno sottoposto gli anni novanta? Davvero non bastavano i fuseaux con le ghette?)

Il secondo taglio invece non ricordo assolutamente ne' quando ne' come me lo sia fatto. Testimonianze fotografiche mi vedono con capelli lunghissimi fino al 2001 e poi con capelli corti corti dal 2002. Quindi una qualche febbre da nuovo millennio mi deve aver colto nel frattempo e fatto adottare il caschetto corto che mi sarei poi portata per tutto l'erasmus e pure un po' oltre. Un taglio di sicuro molto meno traumatico del precedente.
Cespugliami!
Da li' in poi tutta una discesa, modellata con amore dalla mia fantastica Daniela, fino al super cespuglio biondo post-matrimonio...che probabilmente ha segnato un po' il limite finale per i capelli a principessa Disney, dato che ormai da tempo il mio role-model non e' piu' la Bella Addormentata ma quella stilosissima e capacissima donna in carriera che e' Malefica.
E quindi sono tre annetti che galleggio fra lunghezze medie in cerca del coraggio per compiere il terzo taglio.
(Daniela non mi avrebbe mai permesso di scrivere queste righe, ogni taglio per lei era un sacrificio personale!)

Ora, mettiamo che finalmente abbia trovato il coraggio di decespugliarmi, ecco che improvvisamente mi si aprono nuove, troppe, frontiere: pensate di dover decidere voi il vostro primo taglio dell'era internet!
Le altre due volte che mi sono tagliata i capelli non c'era nessuna connessione globale ad assistermi. Quello che una doveva fare allora era andare dal parrucchiere e sfogliare cataloghi e riviste finche' non le saltava agli occhi qualcosa che le piaceva. Al massimo, se una era proprio organizzata, si ritagliava qualche immagine di pettinature delle star da TV Sorrisi e Canzoni o simili.
Invece adesso c'e' Pinterest.
Pinterest e' il male, fatevelo dire. Pinterest ti trova i tagli non solo della misura che vuoi ma pure adatti al tuo colore ed al tipo di capelli. E sono milioni!
La pazzia. L'orrore della troppa scelta. Una ci puo' affogare di Pinterest, davvero.
Comunque.
Senza lasciarmi prendere - troppo - dal panico e senza farmi trascinare - troppo - dall'entusiasmo, ecco una carrellata di tagli che mi potrebbero piacere. Pronti?
Et voila', direttamente dalla mia board creata per l'evento:

tanti tanti tagli...
Per ora la preferenza va al primo:

te piacerebbe senbrare cosi' eh! #credici
anche se i miei capelli dopo saranno sicuramente piu' simili al secondo...frizzosi e disordinati
Suggerimenti? Idee? Altre immagini? (Gesu', rispondete di no alla terza domanda, vi prego!)
Insomma che faccio, taglio?

(PS. certo, poi c'e' anche quel piccolo dettaglio di trovare qui in NZ il parrucchiere che sappia farmelo, il taglio che scelgo, ma vabbe', un passo alla volta!)

mercoledì, novembre 19, 2014

Interstellar: la forza tricomotrice che domina l'universo

(tanti tantissimi spoilers, ovviamente)


Gia' il fatto che per capire lo svolgimento temporale del film ci voglia qualcosa come questi diagrammi  ti fa pensare a che figata astral quanto possa essere piacevole guardare qualcosa come Interstellar. #Prometeusscanzatiprorio.

Insomma, esci dal cinema e hai bisogno di un drink, vitamina R forte e liscia, e poi magari ti viene  pure voglia di abbracciare qualcuno o qualcosa, meglio se dei gattini coccolosi.

Perche' il film di quel gran bel pezzo di regista che e' Nolan ti tiene incollata alla sedia per tutte le sue quasi tre ore. Tre ore che, fedeli al tema di Interstellar, diventano estremamente relative, allungandosi ed accorciandosi a seconda della situazione. E si vede e si apprezza il tanto tanto lavoro di cervello dietro un film del genere, dalla creazione di tecnologia avanzata ma familiare, dove super camere criostatiche si mescolano ad ambienti che sembrano ripresi pari pari dalla vecchia cara MIR, alla caratterizzazione dei pianeti, con applauso particolare per il primo e le sue...ahem...notevoli maree.

E poi ci sono le teorie fisiche. Roba che scansiamoci proprio.

giovedì, novembre 13, 2014

Colazione da Terra di Mezzo: Nidi di uova e bacon

E leviamoci anche lo sfizio di partecipare ad un contest di ricette!
Chi, io? Eh. proprio vero che nella vita finche' hai denti in bocca non sai mai quel che ti tocca!
Percio' ripubblico questa ricetta, che avevo gia' pubblicato a suo tempo sul blog, per partecipare al contest 'La colazione internazionale' della bravissima Letizia:

qui le regole
E (ri)ecco la mia ricetta sui nidi di uova e bacon...



..ovvero come stupire tutti con qualcosa che pare complicatissimo ed invece si cucina in 5 minuti netti.
La ricetta che ho copiato a cui mi sono inspirata la potete leggere in inglese qui e prevede che i nidi siano fatti col prosciutto cotto, cosa che voglio provare anche perche' decisamente piu' leggera del bacon usato da me.
Pero' bacon c'era quella mattina e quindi bacon e' stato.

(E poi dai, vuoi mettere uova e bacon a colazione? Chi voglio illudere, prosciutto cotto non hai speranze.)

lunedì, novembre 10, 2014

Pasta con Fegatini di Pollo e Funghi misti

E' verita' universalmente riconosciuta che a Novembre debba piovere. E non importa in quale emisfero tu ti trovi. E' stagione delle piogge pure in Polinesia, figuriamoci in altri posti meno fortunati.

Percio' per la ricetta del mese sul blog ecco qua una bella pasta autunnale che fa sempre bene al cuore, pure in posti dove dovrebbe essere primavera.
(Ah, ricetta spudoratamente scopiazzata da un Cucina Moderna fregato alla mamma quest'estate)

e lo Stregone spadella...
Ingredienti (4 persone): 
  • 200g di fegatini di pollo
  • 400g di funghi misti, io ho usato porcini secchi e portobello mushroom che sono tipo degli champignon ma piu' saporiti (oh, quaggiu' si fa quel che si puo')
  • 2-3 acciughe sott'olio
  • 1 costa di sedano
  • 1 mazzetto di prezzemolo e 1 spicchio d'aglio
  • un po' di peperoncino (facoltativo)
Procedimento:
Se usate porcini secchi come me, metteteli a mollo per una mezz'ora prima di iniziare a cucinare.
Frullate insieme acciughe, aglio, prezzemolo e sedano (e peperoncino) e mettete il battuto a soffriggere in una padella con olio extravergine (uno dei battuti piu' profumati che abbia mai provato, una goduria proprio!).
Nel frattempo lavate e pulite i fegatini e poi tritateli in pezzi piccolissimi con il coltello (meglio non usare il frullatore, senno' diventano una pappa). Mettete poi i fegatini a cuocere nel soffritto, allungando se serve con del vino bianco e, se ce l'avete, l'acqua dove avevate messo in ammollo i porcini secchi. Aggiustate di sale e pepe (occhio al sale che ci sono gia' le acciughe!) e lasciate cuocere a fuoco basso per almeno una decina di minuti.
Mentre i fegatini cuociono, tagliate i funghi a pezzettini e metteteli a cuocere in un'altra padella con olio e magari anche un rametto di nempitella (o niepita, come la chiama la nonna). Aggiungete sale e pepe e lasciateli cuocere per 5-10 minuti, aggiungendo anche qui vino bianco e/o acqua dei porcini se dovessero seccare troppo.
La pasta migliore per questo sugo sarebbero delle tagliatelle fresche, in mancanza pero' sono buone anche le trenette o le fettuccelle (quelle che ho usato io). Mentre il sugo sta cuocendo, fate bollire l'acqua e mettete la pasta, se secca, altrimenti potete cuocere la pasta fresca giusto da ultimo.

Alla fine, unite i funghi ai fegatini, scolate la pasta ed unitela al sugo in padella facendo saltare il tutto per qualche secondo. Impiattate, spolverate con un po' di prezzemolo fresco tritato, versatevi un bel bicchiere di rosso e godetevi la serata!


    lunedì, novembre 03, 2014

    Nerdita' e copyrights

    Dato che era tempo di Halloween Lucca Comics, che ovviamente diventa sempre piu' figo piu' passano le volte che non ci posso andare, mi pareva simpatico condividere con voi le perplessita' che attanagliano gli animi nerd di Jacaranda Grove.

    Sera, interno notte. La Zitella e lo Stregone hanno appena finito di guardarsi il primo trailer di The Avengers - Age of Ultron.
    (questo, nel caso negli ultimi giorni foste stati in ritiro in un monastero tibetano:)

    Entrambi non grandi intenditori di fumetti della Marvel, ma con la Zitella che ha avuto negli anni passati un crash course sui vari personaggi grazie a quel genio del Doc.

    Lo Stregone chiede:"E quindi chi e' sta gente che appare nel trailer?"

    La Zitella ribatte:"Allora, il cattivo e' Ultron, un'intelligenza artificiale che si impossessa dei droni costruiti da Ironman. Nei fumetti e' inventato da un certo personaggio che nei film non c'e', quindi credo che abbiano dato a Stark la paternita' del cattivo, ecco anche perché son tutti incavolati con lui. Potrebbe anche essere l'inizio della Civil War dei fumetti, anche se sembra che li' sia innescata dall'uomo ragno che pero' e' della Sony e quindi potrebbe non esserci..."

    "Della Sony? e che significa?"

    "Eh, che i diritti cinematografici dell'uomo ragno non ce li ha la Marvel, ma la Sony. Quindi in teoria non può partecipare ai film della Marvel, anche se pure lui e' coinvolto con gli Avengers...pero' pare che la Sony glielo possa prestare giusto per un film...tipo in trasferta, capisci?"

    "Eh? e questo che vuol dire? Che la Marvel non può usare i suoi stessi personaggi in un film?"

    "Gia', proprio questo. Hai presente infatti quei due ragazzini che si vedono? Eh, sono Pietro e Wanda (nomi più belli non potevano trovarli, ndr), ovvero Quicksilver e Scarlet Witch, i figli gemelli di Magneto degli X-Men. Solo che gli X-Men sono della Fox.."

    "E quindi?"

    "E quindi nulla, d'altra parte loro sono personaggi fondamentali anche degli Avengers, quindi in realtà i loro diritti ce li ha anche la Marvel. Percio' li possono usare entrambi, solo che quando stanno con gli X-Men non si può dire che sono anche dei vendicatori e quando stanno coi vendicatori non si può dire che siano figli di Magneto e che siano mutanti...li chiamano "dotati"..."

    "Madonna...come se i fumetti non fossero già un casino da soli..."

    "Eh, pero' dai, hai sentito che bella la canzone 'Non ho più fili' cantata dalla voce di un bimbo?"

    "Si', bella, azzeccata a questo Ultron"

    "Moltissimo! anche perche' e' la canzone cantata da Pinocchio nel film Disney, perché lo sai che la Marvel e' della Disney, vero? Quindi possono metterci le loro canzoni senza problemi..."

    "Ah. Ok. Insomma Avengers 3 ci avra' pure la Sirenetta a calciare culi, ho capito."

    "Basta che non la chiami una mutante, perché senno' la Fox..."

    "Aaaaaaaaaaargh!"


    Peter Pan ha imparato da me


    martedì, ottobre 28, 2014

    Congiunzioni astrali

    Vivere nella Terra di Mezzo e' un sogno che si e' avverato ed ancora non so bene come abbia fatto; pero' come tutte le cose belle che accadono, anche questa ha avuto il suo prezzo da pagare.

    Parte del conto e' stato ritrovarsi al di la' del mondo rispetto a tutti i tuoi amici. Quelli che erano accanto a te a scuola (o addirittura all'asilo se si e' persone smodatamente fortunate come la sottoscritta), che sanno quello che pensi anche se non ti vedono e con cui hai condiviso tutto, dalle paranoie pre-interrogazione agli amori, i litigi, i viaggi.

    Adesso loro sono di la' e tu di qua, gia' da anni, e la vita nel mezzo che scava il solco. Ovvio che l'amicizia tua loro non la perderanno mai, e viceversa, ma le esperienze da condividere si sono ridotte ad un piccolo rivolo felice alimentato ogni volta che qualcuno riesce a scavalcare questo solco continentale.

    Percio' tu continui la tua vita, contenta di poter conoscere nuove persone interessanti e rassegnata al fatto che puoi anche non fare piu' nuove amicizie, che puoi accontentarti di queste conoscenze. In fondo, non e' che hai piu' neppure l'eta' per nuovi amici.

    Poi pero' capita. Capita che la vita, il destino o il moto caotico delle particelle ti mettano sulla strada delle persone un po' piu' speciali. Bella gente, che ti accetta per come sei e con cui ti ritrovi a voler passare piu' tempo possibile. E ti ritrovi pure a confidare loro le tue paure, ad ascoltare i loro problemi volendo tanto poterli aiutare. A ridere insieme di cose stupide e a discutere allegri di buchi neri, costituzione, lavoro, Guerre Stellari, politica e DNA mitocondriale.

    Insomma, ti rendi conto che e' successo di nuovo: hai trovato persone che consideri amici.

    E quindi e' ovvio (ovvio, una parola che ci piace tanto in questo periodo) che non vuoi perdere neppure un'occasione per passare del tempo con loro. Si' perche' mica li hai tutti sotto la tua nuova casa, questi tuoi nuovi amici, sempre per quella cosa delle cose belle che in fondo si fanno sempre pagare. Alcuni di loro se ne stanno sparsi per la Terra di Mezzo e li puoi vedere solo quando capita la giusta congiunzione astrale (metti tipo un weekend lungo).

    Pero', ecco, quando capita questa congiunzione astrale, beh, la festa non si ferma piu'!

    in Gita!!! (notare la spalla dello Stregone)



    PS. Si' ok i nuovi bellissimi amichetti, ma una mica per questo si dimentica delle vecchie onorate tradizioni, sia chiaro:



    giovedì, ottobre 16, 2014

    Indovina chi viene ai...Comites

    (Attenzione: post lungo, noioso ed a tratti contraddittorio. Un po' come il mio cervello, insomma.)

    Mah.

    Antefatto: ad agosto arriva il nuovo ambasciatore nella nostra terra di mezzo: giovane, energico, gay...una ventata di modernità che in queste lande abituate a vecchi rattusi (cit.) viene accolta meglio di una giornata di sole qui a Welly.

    Solo che sta ventata qui, dato che e' appunto giovane ed energica, decide di dare una scossa alla sonnolenta comunità italiana annunciandole che - udite udite - siccome e' composta da più di 3000 unita' residenti ed iscritte a quel misterioso librone chiamato AIRE, allora ha diritto ad eleggere il suo personalissimo COM.IT.ES.

    Eccheccasse'? direte voi anime candide. Bene, sappiate che non siete l'uniche ad esserselo chiesto. Il sito dell'ambasciata rilascia questa definizione illuminante: I COMITES, in collaborazione, oltre che con le Autorità consolari, anche con le Regioni e le autonomie locali nonché con Enti e Associazioni operanti nella circoscrizione consolare, promuovono, nell'interesse della collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune in materia di vita sociale e culturale, assistenza sociale e scolastica, formazione professionale, settore ricreativo e tempo libero.

    Eh lo so, la supercazzola del Conte Mascetti aveva più senso.
    Inoltre, chiedendo a Google, si viene pure a sapere che il governo italiano - si' quello a cui voi lassù pagate le tasse - ha stanziato cica 7 milioni di euro per questi comitati.
    E sempre l'onniscente Google ci informa che questi comitati di cittadini all'estero dovrebbero essere rinnovati ogni 5 anni, ma sono più di 10 che nessuno ha indetto elezioni.
    Le due nozioni ti fanno balzare alla testa parole poco simpatiche come inutile e costoso, tanto per dire le prime posizionate.

    Pero'.
    Perche' c'e' sempre un pero' nelle storie che si rispettino.


    domenica, ottobre 12, 2014

    Un libro contro il jet lag

    E' un trucco che ho scoperto di recente e di cui sono immensamente orgogliosa. Oh, se poi vengo a sapere che lo fate già tutti, beh, pazienza, io ne rivendico comunque la maternità intellettuale fino a prova contraria (e decisiva).

    L'idea e' partita in aereo, per ovviare a quella sgradevolissima sensazione di rumore puro che dovevo sempre affrontare quando sfilavo le indispensabili ma ingombranti cuffie antirumore e provavo a dormire un po'. All'improvviso l'ovattato mondo delle cuffie veniva squarciato e ritornavano alla ribalta sia il rombo potente dei motori che tutto il corredo di suoni e colpi di tosse e urli di bambino che accompagnano allegramente i voli intercontinentali. Inutile dire che anche una personcina fortunata come me, di quelle che qualche ora ce la dormono sempre su questi voli lunghi, ha bisogno di tempo e concentrazione per riuscire ad addormentarsi in queste situazioni.

    Gia' da un po' di tempo avevo preso l'abitudine di ascoltare audiolibri di cose già lette al lavoro, per farmi compagnia durante i compiti più noiosi ma senza distrarmi troppo (tanto la trama la so già benissimo).
    (Su internet si trovano davvero tutti gli audiolibri delle vostre letture preferite, a volte anche direttamente su youtube, provare per credere.)
    E quindi l'associazione e' stata facile: perché non caricare qualche audiolibro sull'ipod e provare a dormire con le sue ben meno ingombranti cuffiette nell'orecchio mentre ascolto uno dei miei libri preferiti? In fondo non sara' preferibile il suono delle parole - specie se lette bene - al caos della carlinga?

    Beh, inutile dire che la cosa ha funzionato alla grande. Ma non solo, in bonus e' arrivato pure il servizio anti jet lag. Perché in fondo cosa c'e' di meglio di un bel libro per combattere lo stress quando stiamo sveglie nel letto, con gli occhi a palla che fissano il soffitto e la sveglia accanto che segna ore decisamente troppo piccole? E non e' ancora meglio chiudere gli occhi e farsi leggere il suddetto libro direttamente nelle orecchie da una bella voce? Incredibilmente, nella maggior parte dei casi questa combinazione occhi chiusi + ascolto può far vincere il jet lag e regalarci qualche ora di sonno insperato. E se proprio non ne vogliamo sapere di addormentarci, abbiamo speso quelle ore ad ascoltarci un bel libro invece che a rigirarci inquiete nel letto e a me personalmente non pare un brutto affare.

    Provare per credere!



    lunedì, ottobre 06, 2014

    Imperfetto

    Non viene naturale a tutti, questo tipo di imperfetto.

    Ma ci si abitua velocemente e in un attimo pare sia passata un'eternità da quando parlavamo di voi e coon voi che ve ne siete andati usando il presente. O addirittura il futuro, ineffabile e mai garantito.

    Gli era, faceva, stava sostituiscono con naturalezza gli e', fa, sta e finche' non ci fermiamo a pensare non ci rendiamo conto che siano passati solo giorni, settimane o pochi mesi dall'ultima volta che abbiamo usato il presente con voi.

    E' questo pensiero stupido che mi accompagna in una mattina assolata di un settembre bellissimo che a volte mi pare solo la Toscana possa regalare. Mi accompagna mentre chiacchiero in macchina con la mamma ed un'amica, mentre scendo e passeggio in mezzo ai cavalli, accarezzo uno dei gatti randagi e vengo a posare una piantina con delle bacche rosse accanto a quell'incisione già sbiadita che ti fa da lapide.

    E li', in piedi intorno a te, ricominciamo ad usare questo imperfetto: era una persona speciale...conosceva tutti e tutti le volevano bene...partecipava ad ogni iniziativa...aveva così tante passioni...il suo cuore era così grande.

    Imperfetto.

    Come se le vite finite non lo siano in realtà mai del tutto.
    Come se rimanessero sospese, intrappolate in un circolo di rievocazioni, non cristallizzate ma fluide nei nostri ricordi grazie proprio all'uso di questo tempo verbale.

    Imperfetto.

    Come quel mondo che ha permesso che ci lasciaste soli così presto.

    giovedì, settembre 04, 2014

    Sempre la stessa storia

    E' sempre cosi' quando devo partire da sola.

    Nonostante i dieci viaggi intorno al mondo (11 se si conta il primo sciagurato viaggio in Argentina via Los Angeles e Houston) e la sicurezza mostrata in altri post, la realta' rimane quella:
    ogni volta che devo fare un viaggio medio-lungo in solitaria mi assalgono ansia, stress e fatica cronica.

    Ovviamente la fa da padrona quella sottile (ma a volte neppure troppo) paura innata di volare che ognuno di noi ha dentro di se' - e si' lo so che in alcuni di voi e' molto ben nascosta, ma non potete negare di avercela..perche' altrimenti mi rovinate la statistica e dovrei pensare a riscrivere la frase, cosa che non ho la minima voglia di fare.
    Ma dicevamo, la paura dell'incidente aereo: che non e' piu' tanto l'idea di finire arrosto quanto un maialino da latte in un altoforno - seppure non sia, ecco, l'immagine piu' allettante che possa venirmi in mente su me stessa - quanto quella di doverci finire disperatamente abbracciata al cicciuto e sudaticcio sconosciuto vicino di sedia.
    Che poi una ci pensa con quel minimo di razionalita' ammessa nelle frenesie ansiogene e si rende conto che se la cosa deve proprio succedere, meglio che succeda ad uno di noi e non ad entrambi. Pero' poi parte il film in cui lo Stregone faticosamente riesce a rifarsi una vita e tipo lo vedi li' circondato da nipoti saltellanti ed affettuosi che si legge l'ultima pagina dell'ultimo libro di Games of Thrones (aka the song of ice and fire, per fare la precisina) ed ecco, ma anche andatevene tutti a quel paese, tu e i tuoi nipotini che poi non vuoi neppure figli quindi da dove cavolo sono saltati fuori sti ragazzini?

    Insomma, un delirio. Mentre quando mi e' dato di partire con qualcuno, marito, genitori, parenti, amici o capimanzi che siano, allora sono una pacchia: sorriso in faccia e passaporto in mano, voliamo verso nuove avventure!

    Che ci posso fare, ognuno ha i suoi problemi.

    Comunque, per tirare due conclusioni in questo post altamente sconclusionato (stream of consciousness joyciana mi fai una cippa!) io sto per partire, sto sopportando il solito calvario di ansie e preparando il solito listone pseudotestamentario ai familiari - che quest'anno ha raggiunto vette di perfidia inaudite quando ho fatto promettere allo Stregone che se muoio deve prendersi un gatto in mia memoria (tie', fregato) - pero' fra una settimana saro' a godermi il sole il caldo il tempo, ma soprattutto la famiglia e gli amici, nella mia terra natia...eh beh, questa cosa vale sempre tutti i deliri del mondo e anche di piu'!
    Ci vediamo presto, amici Boreali!

    Ah ed ovviamente ricordate: se cade l'aereo al primo che mi scrive RIP su facebook prometto solennemente di infestargli casa stile poltergeist per almeno 10 anni.


    giovedì, agosto 21, 2014

    Che lavoro fai?

    La domanda più temuta in assoluto, fonte di battute ma anche discussioni pseudoserie (che finiscono pure su linkedin:"definite il vostro lavoro in una parola!") tra noi del GIS.

    Di solito la conversazione si svolge così:
    - Che lavoro fai?
    - Uh, ecco, sono un'analista e modellatrice GIS. Sai per caso cosa sia il GIS, il sistema informativo geografico?
    - No.
    - Beh praticamente significa che lavoro con i dati geografici, spaziali.... - sguardo vacuo dell'interlocutore - insomma per farla breve faccio le mappe.
    - Ah, le mappe!
    - Si' ma digitali, sul computer... - sguardo vacuo di nuovo - beh, hai presente Google Earth?
    - Si'!
    - Ecco quelle sono le mappe digitali.
    - Ah ma quindi tu fai queste mappe qui, tipo Google, figo!
    - Beh ecco, in realtà si può dire che faccio questo, ma e' un po' più complicato...
    (interlocutore più interessato/avventuroso) - Oh racconta!
    - Eh beh, vedi, noi si prendono tutte queste variabili spaziali, le strade, la geologia, l'elevazione del terreno, la pendenza e tante altre cose e le combiniamo insieme con determinati parametri per trovare i posti più adatti per quello che stiamo anali... - catalessi imminente dell'interlocutore, urge qualcosa di concreto! - ...per esempio una cosa ganza che facciamo noi e' cercare di capire con queste modellazioni dove ci sia la probabilità più altra di trovare l'oro!
    - L'oro?!
    - Si'!
    - Ah ma allora fate tipo delle mappe del tesoro!
    - Quelle! - sorriso di sollievo dell'interlocutore che mentalmente si e' appuntato di non chiedere mai più a nessuno di cosa si occupi...
    - E comunque non ti preoccupare, neanche mia madre ha ancora capito che lavoro faccio...

    parlare di mappe del tesoro m'ha messo sete..

    domenica, agosto 17, 2014

    La Bella e...i paradossi spazio temporali

    Complice un pomeriggio da passare sola a casa, mi sono decisa di dedicarmi a cose importanti e mi sono quindi messa a guardare di nuovo la Bella e la Bestia.
    Accanto a me sul divano con un ghigno enorme la dodicenne che se l'era guardata su un vhs di contrabbando del mitico Aladino - non quello della lampada - ogni mattina delle vacanze di Natale 1991, portando probabilmente all'esasperazione tutti gli altri abitanti della casa.


    (Io voglio vivere di avventureeeeeeee! e tutto il resto. per quindici giorni a fila. quando si dice i disturbi mentali)

    Tutte belle felici iniziamo a guardare: sigla, castello Disney, fuochi d'artificio e musichina-spiegazione della maledizione. E li', subito, compare quella vecchia sensazione che in questo cartone le cose non tornino proprio molto, spazio-temporalmente.

    Riassunto per quegli sciagurati che non hanno visto il cartone o se lo son scordato:
    In un periodo non meglio specificato ma all'apparenza tardo-medievale o già rinascimentale (sta gente ci ha i fucili) in un castello enorme nella foresta vive un principe. Costui e' talmente spocchioso e viziato che una non meglio specificata fata/strega ci fa lo scherzone col barbatrucco: si traveste da vecchia decrepita e chiede asilo nel cuore della notte offrendo al principe una rosa per il disturbo. Il principe ovviamente la manda a raccogliere origano e la fata/strega allora si palesa maledicendo il principe egoista a diventare una bestia e tutti i suoi domestici ad essere trasformati in oggetti. La maledizione pero' puo' essere annullata se il principe entro il suo ventunesimo anno scopre il vero amore ed e' amato a sua volta.

    Poi tutta la storia si sviluppa come credo sappiate tutti: belle arriva al castello, viene presa prigioniera al posto del padre, poi parte la sindrome di stoccolma e i due si innamorano, pero' lei vuole tornare dal padre e allora lui la lascia andare, il cattivo scopre la tresca e vuole uccidere la bestia, battaglia finale, dichiarazione d'amore, fine della maledizione e tutti vissero felici e contenti come si addice ad una storia Disney.


    Ora pero' ritorniamo un attimo a quella sensazione di fastidio iniziale che provo dal 1991.
    Io lo so che prima o poi scrivero' alla Disney una letterina a mano con matite rosa azzurre e gialle per chiedere i seguenti chiarimenti:

    1. Se la rosa della maledizione sfiorira' al 21 compleanno della Bestia e Lumiere il candelabro dice a Belle che sono 10 anni che stanno li' ad arrugginirsi, vuol dire che la Bestia era solo un 11enne quando ha incontrato la strega?

    2. Se si dov'erano i genitori? che poi si dice che lui e' un principe, quindi tipo loro sono il Re e la Regina di quel posto e non ritornano mai a casa dopo la maledizione?

    3. Perche' la fata/strega se la prende così tanto con un bambino di 11 anni? ma ci credo che non c'e' amore nel suo cuore...e' un principino viziato di 11 anni! che t'aspettavi? E soprattutto andartela a prendere con gente della tua eta', tipo i suoi genitori no?

    (Fra l'altro il fatto che un bambino non voglia far entrare in casa una vecchia spaventosa uscita dal nulla nel mezzo di una notte buia e tempestosa dimostra solo buon senso)

    5. Che ok, la strega magari ne aveva le palle piene del moccioso spocchioso e voleva dargli una lezione, ma perché prendersela anche con i poveri inservienti? Becchi e bastonati proprio loro.

    4. Ma se son passati 10 anni, la tazzina sbreccata che e' un bambino di 5-6, com'e' nata???

    5. Il castello e' - letteralmente - a due passi di distanza dal villaggio di Belle e son passati solo 10 anni dalla maledizione. Seriamente, come hanno fatto gli abitanti del villaggio - la maggioranza dei quali già belli e cresciuti  10 anni fa - a dimenticarsi che in quel castello ci sta il loro principe? Alla faccia degli orecchi da mercante qui!


    (ma i boccali, i piatti, le posate chi dovevano essere? quanta gente ci abitava in quel castello? Mai il termine Servo della Gleba e' stato spiegato così chiaramente come in questo cartone)

    Insomma capite che ce n'e' per far star male una piccola mente logica come quella della me dodicenne (#crediamoci). Per anni si e' trascinata dietro queste pressanti domande, finche' stasera la sua alter ego cresciuta si e' ricordata che non siamo soli a porci le domande nel mondo e ha chiesto aiuto alla grande rete, scoprendo in effetti che il dibattito sulle questioni e' infuocato ed articolato, googlare 'spiegazione maledizione bella e bestia disney' per credere!

    (fra l'altro qui, in inglese, qualcuno si e' posto le mie domande precise e molte altre che a me erano sfuggite. Ti capisco, fratello.)

    martedì, agosto 12, 2014

    Nerd che arrivano, nerd che se ne vanno

    Vi volevo tanto raccontare della mega sorpresa architettata per i 40 tondi tondi dello Stregone: con le decorazioni "a pacman", la Morte Nera Disco Ball, i biscotti di batman, la mega torta - trono di spade e la compilation con tutte le canzoni che a noi nerd ci fanno venire la Bruschetta nell'occhio (cit.)



    Per non parlare degli invitati che hanno tirato fuori il meglio di se' - ovvero il loro inner nerd
    (che in alcuni e' proprio ben nascosto...)


    (...ed in altri invece e' parecchio evidente!)



    Ma poi apri facebook e scopri che quel mito incontrastato della tua infanzia (Fenomenali poteri cosmiciiiii...in minuscolo spazio vitale), incarnazione dei moti romantici della tua adolescenza ('oh capitano, mio capitano) e compagno di risata della tua maturita' (quando la vita ti sembra pesante, Fuckitol!) ha deciso di tagliare la corda da questo mondo per lui non piu' divertente.

    E ti passa un po' la voglia di riderci su.




    PS. poi ritorna, tranquilli....basta andarsi a leggere del party dal punto di vista di Viviana e Massimo o tornare a guardare le decorazioni della festa, tipo loro:


    e che la Forza sia con noi, sempre!

    venerdì, agosto 01, 2014

    Di Salsicce e toscanita'

    Lo sapevo che prima o poi avrei lasciato il segno in questo paese!
    Come gia' avrete letto dalla fonte principale dello stalkeraggio umano - facebook - sono da adesso in vendita le Elisa's Toscan Sausages. Orgogliosa coproduzione kiwitaliana delle salsicce toscane.

    La storia ha inizio 6 anni fa, quando una delle cose a cui non riuscivo proprio ad abituarmi da fresca emigrata erano, appunto, le salsicce comuni quaggiu': troppo macinate fini, troppe spezie strane, troppo poco maiale! Cose come le salsicce di agnello e funghi erano vissute come un incubo dalla me d'allora...e quindi risale a quegli anni bui la mia richiesta a Giovanni - amico di famiglia e grande macellaio - di una ricetta di base per fare a casa salsicce come quelle che trovavo a Lucca.
    E lui mi scrisse una sua ricetta su questo foglietto che io iniziai a conservare come una reliquia nel mio portafogli, in attesa di potermi comprare un macina carne ed iniziare la produzione delle mie salsicce.

    Poi, come in tutte le storie che si rispettino, il tempo passa, il macina carne prima non si trova, poi viene spostato nel dimenticatoio, il chorizo diventa sempre piu' un favorito della Casina sul Mare ed insomma il progetto di fare le salsicce viene accantonato.

    Finche' un bel giorno non mi ritrovo a parlare di salsicce con il mio adorato Butcher (con la b maiuscola eh) di Eastbourne e mi ricordo del foglietto che e' li' nel portafoglio. Lo apro e glielo mostro e lui mi fa:'Guarda, se me lo traduci in inglese ti faccio quelle salsicce, che io voglio sempre imparare nuove ricette!'

    Apriti cielo! Apparte l'ovvia felicita' per un gesto cosi' bello, l'idea di assaggiare qua delle salsicce anche vagamente simili alle 'mie' fa si' che non me lo faccia ripetere due volte: traduco, consegno il nuovo foglietto ed aspetto.

    Tempo 5 giorni e le salsicce sono pronte per essere testate!!

    E?

    E qui la mia recenzione, spudoratamente copiata da facebook:

    Difetto: la grana e' sempre troppo fine (anche se da crude si vedono bene le particelle di carne e grasso, da cotte rimangono più uniformi e compatte, come molte delle salsicce di quaggiù) 

    Pregi: la speziatura e la carne sono loro! mi hanno riportato a casa sia con l'odore che con il sapore! Raphael, che non e' toscano, le ha apprezzate ma non e' impazzito, io invece mi son dovuta trattenere dal mangiarle tutte!
     

    Quindi alla fine e' sempre una questione di gusti e di 'imprinting' culturale: dal mio punto di vista toscano, sono le migliori salsicce assaggiate in NZ, anche se c'e' ancora un margine di miglioramento...insomma: PROMOSSE a - quasi - pieni voti!

    Ovviamente ho riferito il tutto anche al Butcher, che mi ha guardato col suo sguardo pensoso e poi ha detto:"Ok, il prossimo carico lo proviamo con la macinatura piu' larga che ho e vediamo che viene fuori".

    Io ci conto, oh.
     
    Ma per adesso, il primo traguardo e' raggiunto e le Elisa's Tuscan Sausages sono in vendita...e' il primo tentativo, ma per la salsiccia perfetta ci stiamo attrezzando.

    Dateci giusto un po' di tempo.


    mercoledì, luglio 23, 2014

    Dimentica i tuoi piccoli problemi personali...

    ...occupandoti invece di quelli di un'intera civilta'!



    Che io vorrei tanto parlare con quel genio che ha inventato sto gioco della cippa, conosciuto ai piu' come Civilisation (IV, per l'esattezza) e dirgli piu' o meno questo:

    Mio caro Sid, io me ne torno a casa la sera, dopo una giornata passata a lavorare e risolvere problemi, e devo pensare a cosa cucinare per cena, magari accendere il fuoco e mettere a posto casa, parlare coi miei e tutte le altre solite incombenze della vita di tutti i giorni. Quindi puoi ben capire che se accendo il mac per giocare un'oretta, lo faccio squisitamente per dimenticare questi piccoli problemi almeno per un po'. Ora non voglio dire che il tuo - fantastico - videogioco non riesca in questo obbiettivo, anzi! Quando gioco a Civ IV dimentico in un batter d'occhio tutte le mie vicissitudini...perche' adesso devo occuparmi delle vicissitudini di un'INTERA civilta'!!!
    No, ma ti pare? Un po' come quello che si getto' nell'acqua per paura d'affogare.

    Altro che sugo che si attacca, qui ci ho il  mio povero esploratore della preistoria che deve sfuggire ad orsi e leoni, i miei piccoli guerrieri che si devono difendere da orde di barbari e i pionieri che devono trovare i terreni adatti per le mie nuove citta'. E poi le citta' che crescono e vanno mantenute, e i cittadini che devono stare bene ed essere contenti senno' mi vanno in sciopero, e le nuove tecnologie da imparare, e un esercito da schierare ai bordi in caso di vicini propensi alla guerra, e tutte le trattative diplomatiche da instaurare con quei capricciosi degli altri leader mondiali. Chi ha piu' tempo di preoccuparsi se le mie pagine web adesso hanno i bordi non allineati?

    Che poi sei pure un sadico, mio caro Sid, perche' lo sai vero che noi donnine bionde ci affezioniamo...e ci dispiace ogni volta che un battaglione viene annientato dai nemici (cioe' ti rendi conto che nel tuo mondo un cavolo di cavaliere con spadone puo' far fuori un artigliere armato di bazooka? dai su, siamo seri e rendetemi il mio artigliere!). Rimiriamo le nostre belle citta', tutte orgogliose che siamo riuscite a costruire il partenone e la torre eiffel prima di tutti gli altri e poi...


    ecco, appunto.
    Come vuoi che  ci rimanga una? Come speri che non scoppi a piangere disperatamente e ricarichi subito dal salvataggio precendete, con l'orrendo senso di colpa perche', lo si sa, ricaricare e' un po' barare?

    Quindi, caro mio, sono giunta alla conclusione che sia tutta colpa tua se non mi stacco dal gioco anche se la cena e' gia' servita - ancora un altro turno che devo assolutamente costruire questo carro armato! - o che la sera a chiacchiera col marito invece delle varie novita' del lavoro gli spiego in dettaglio le problematiche di avere come vicino quel pazzo di Montezuma e che Alessandro vuole ad ogni costo che cancelli i miei trattati con Caterina, ma lei mi sta simpatica e mi riempie d'oro e quell'oro mi serve se voglio costruire l'universita' di Oxford nella mia capitale. Perche',ovvio, chi non vorrebbe Oxford dietro casa?

    Percio' sappi che sono molto perplessa dall'idea di far dimenticare i problemi personali alla gente affibbiandogli quelli di un'intera civilta' di cui essere leader assoluto.

    Pero' d'altro canto ho sempre saputo che sarei stata un'imperatrice della madonna. Perche' come saluto io con la mano, nessuno mai. E devo ammettere che quando le mie piccole citta' celebrano il 'we love the monarch day' e' in effetti molto appagante. Insomma, per adesso ti perdono. Ma ti avverto, una mossa falsa e ti scateno contro quello psicolabile di Montezuma.

    PS. Ed si' ok, e' proprio bella la sigla che hai scelto, mica per caso la prima canzone di un videogioco a vincere un Grammy!


    mercoledì, luglio 16, 2014

    Surrogati antipodiani

    Noi siamo quel piccolo (?) gruppo di gente con la valigia. Quelli che a casa loro - che poi appunto chissa' dov'e' questa casa - ci stavano un po' stretti. Quelli che avevano voglia di partire, visitare, sperimentare in posti piu' lontani.
    E quindi piu' o meno bene, piu' o meno velocemente, abbiamo accettato anche i lati meno esaltanti dell'andarsene via.

    Pero' a volte capita che ti succedano cose importanti ed anche se tu non lo realizzi o non lo ammetti a te stessa, ti farebbe piacere condividerle con le persone a te piu' care. Che magari in quel preciso momento storico se ne stanno a letto dall'altra parte del mondo.
    O, se ti va bene, puoi raggiungere giusto via Skype.

    Allora ti guardi intorno e ti accorgi che questo sparuto gruppo di compaesani con cui condividi le tue esperienze qui agli antipodi non e' certo la tua famiglia, ma puo' essere un ottimo surrogato di essa, all'occorrenza. Ed e' bello.

    Poi un giorno capita a te di essere chiamata in causa a far da surrogato. Ed e' ancora piu' bello.
    E tu ce la metti davvero tutta, con tanto di consigli di trucco e vestiario fino a far finta di capire benissimo tutti quegli strani segni sulla lavagna.

    Non e' la stessa cosa, destino crudele di qualsiasi surrogato, pero' speri che aver avuto una faccia amica li' con cui condividere il momento lo abbia reso almeno un po' piu' speciale. Beh, per te di sicuro lo e' stato!

    Dottora!
    (e comunque adesso io so come si possono rappresentare due stati con l'entranglemnent o senza e voi no. Tie')


    lunedì, luglio 07, 2014

    Il giro del mondo in 80 ore. Protocollo di sopravvivenza a viaggi intercontinentali

    Qualche giorno fa stavo leggendo questo post della Spora, un vero vademecum per la viaggiatrice intercontinentale figa. Ed io mentre lo leggevo pensavo:"accidenti, certo che lei ne sa a pacchi...io questo pero' non lo porterei - fatica - e quest'altra cosa non la farei, che e' meglio se si fa dopo l'atterraggio..." Insomma, mi ci sono voluti quei 30 secondi di reboot di neuroni biondi per fare la connessione: su questo argomento dei voli continentali in realta' ormai posso definirmi un'esperta anche io.

    Con attivo di 10 giri del mondo in 6 anni (purtroppo solo chilometricamente parlando, che la mia rotta e' sempre la stessa: NZ - scalo asiatico - Italia) e ben 120.000 asia miles che per redimerle ci vorrebbe un miracolo di San Gennaro (maledette compagnie aeree! vi pigliasse...no, niente, anzi vi auguro tutta la sicurezza e la salute dell'univeso!), mi sento autorizzata a scrivere un post sull'argomento.

    Ma se cercate dei consigli utili per essere sempre fighe nel viaggio, vi consiglio caldamente di leggere lo spora-post, qui di seguito infatti di racconto le mie personalissime istruzioni di viaggio intercontinentale:

    Manuale per la Sopravvivenza di una Zittella Pigra 
    che attraversa mezzo mondo alla volta


    L'attraversamento di mezzo mondo alla volta di solito si articola in voli da 12 ore l'uno piu' uno o due scali di durata variabile - dalle 3 alle 16 ore. Ora lo so che a prima vista uno scalo di 8 ore o piu' possa apparire come un'enorme perdita di tempo, della serie 'ormai sono in ballo, fatemi arrivare prima possibile!', ma in realta' col tempo ho rivalutato ed imparato ad amare follemente lo scalo lungo. Intanto i piu' temerari ed istancabili possono usarlo per una visita superveloce ad una citta' esotica che non avrebbero mai pensato di vedere prima (nel mio personale palmares: Bangkok, Kuala Lumpur, HongKong, Singapore...e Los Angeles, ma quella e' un'altra storia..). Ma soprattutto lo scalo lungo da' la possibilita' al vostro corpo di riprendersi e, credetemi, una doccia calda, un massaggio gambe-piedi, un pasto 'vero' e anche solo 3-4 ore di sonno allungate in un vero letto fanno tutta la differenza tra la viaggiatrice devastata per giorni e quella bella tranquilla che si deve preoccupare solo del jet lag.


    Ma come affronta una ZP (zittella pigra) tale viaggio?
    Partiamo dalla triade di base: vestiario - scarpe - bagaglio a mano. Ovviamente l'obbiettivo della ZP  e' l'avere piu' comodita' possibile e meno pesi da portarsi dietro nello scalo. L'idea anche remota di arrivare presentabile a destinazione dopo un viaggio del genere richiederebbe un'abnegazione che la ZP non ha neppure per il cibo, figuriamoci per marito/parenti che la vengono a prendere.

    Quindi accantonata la presentabilita' e la dignita' personale, ci si focalizza sulla comodita' totale: pezzo fondamentale di questa comodita' sono i pantaloni. Che devono essere super morbidi e larghi di cavallo: 12 ore a sedere in un seggiolino di classe economica potrebbe - diciamo - lasciarvi il segno altrimenti. Per il sopra si deve attuare necessariamente la vestizione a strati, specie se la traversata intercontinentale comporta anche un cambio di emisferi. Si va da freddo a caldo umido nello scalo ad estate mediterranea o viceversa; quindi ci vuole maglietta sotto di cotone (ok,io viaggio pure sempre con la canottiera di merino che assorbe il sudore e relativamente non puzza), maglioncino ma mai col collo alto, sciarpetta per il collo, maglione/pile piu' pesante per l'aereoporto del posto in inverno e l'aereo. Che gli aerei sono dei frigoriferi ambulanti, ma se poi non avete cosi' tanto freddo ve la potete appallottolare ed usare come cuscino. Ai piedi: calzini morbidi e che vi tengano caldo.

    Le scarpe della vera ZP viaggiatrice sono tipo da ginnastica ma senza lacci, in modo che si possano sfilare e infilare velocemente, perche' in aereo ovviamente si sta scalze, ma quando si deve andare in bagno e' caldamente consigliato di andarci con le scarpe...e mica vorrete ogni volta star li' ad armeggiare con zip o stringhe,vero?


    Il bagaglio a mano. Fonte di discordie e controversie tra le viaggiatrici: ci ficco tutto quello di cui potrei remotamente aver bisogno o mi tengo spartana?
    Scelta molto personale, ma il mio bagaglio a mano nel tempo si e' costantemente ridotto in volume e contenuto. Perche' in fondo, credetemi, non c'e' nulla che vi possa servire durante un viaggio che non possiate comprare in aereoporto, se proprio volete. Grazie poi anche all'avvento dell'intrattenimento sull'aereo, per viaggiare vi serve davvero poco. Inoltre belli e pure comodi per corte distanze i trolley con le ruotine, ma io preferisco lo zainetto da battaglia, che puo' entrare all'occorrenza anche sotto il seggiolino davanti (e vi fa da poggiapiedi).
    Il contenuto standard di suddetto zainetto e':
    1. portafogli, documenti di viaggio, telefono.
    2. Ebook (piu' leggero e meno ingombrante di un libro)
    3. Beauty con dentifricio, spazzolino, crema idratante viso e corpo, spazzola per capelli, laccetti per capelli, burro di cacao.
    4. Asciugamanino (che non sai mai dove ti laverai i denti la prossima volta)
    5 .Mutande di ricambio in caso di scalo con possibilita' di doccia.
    6. Infradito/scarpa leggera se fate scalo lungo in un posto caldo e pensate di farvi un giro fuori dalla zona transiti.
    7. Cuffie antirumore/ipod con audiolibri per farmi dormire
    8. Il super mitico spray nasale per viaggiatori che fa si' che non continuiate a soffiarvi fuori caccolette supersecche e strappacigli per giorni, una goduria. Ed ovviamente il momentdol preventivo contro tutti i vari dolori che possono prendervi dopo 12 rannicchiate stile cocoon in un sedile d'aereo.

    Peso totale dello zaino: sotto i 2kg.
    Dite 'e se invece che a casa tu stessi andando in vacanza e vi perdono i bagagli?" Beh, intanto ricordare la regola d'oro: non c'e' nulla che vi serve che non possiate comprare in aeroporto, pero' se una vuol'essere un minimo parsimoniosa, s'infila nel bagaglio a mano un ricambio di calzini, maglietta e mutande o un costume da bagno + pareo e poi campeggia finche' non le recapitano il resto. Fidatevi, si puo' vivere per un po' con pochi vestiti. (oh, ho detto per un po', che non vi facciate strane idee su di me!)


    Per finire, altri due o tre consigli gratuiti di viaggio:
    I capelli. Dimenticateveli, tanto si insudiceranno subito. Ve li potete lavare nella piu' volte menzionata doccia salvifica di meta' viaggio, ma tanto vi si rinsudicieranno nel prossimo volo come se non avessero visto acqua da mesi. Tanto vale farsi una bella treccia se li avete lunghi e dimenticarseli fino a destinazione.

    Il cambio all'arrivo. Io ho una particolare avversione per i bagni degli aerei. Non tanto per l'igene (che a volte puo' essere discutibile), ma anche per la loro mancanza intrinseca di spazio. Per questo ormai non mi ci lavo piu' manco i denti e rimando il tutto a quando atterro. Discorso che vale anche per un eventuale cambio a destinazione (ma adesso che viaggio con i pantaloni da trekking con le gambe staccabili non me ne preoccupo piu'). Nel caso che non vogliate cambiarvi in corsa prima di uscire dall'aereoporto di destinazione, ma solo darvi una bella rinfrescata - denti, viso, capelli - il posto migliore sono i bagni prima della dogana. Tutti infatti sono troppo presi dal levarsi quel peso prima possibile che quei bagni rimangono fra i meno frequentati degli aereoporti e quindi anche fra i piu' puliti. Se viceversa volete anche cambiarvi ed ovviamente avete gli indumenti prescelti in valigia, appoggiati in cima a tutto il resto, allora andate sicuri per i bagni giusto accanto al nastro dei bagagli: lievemente piu' frequentati dei precedenti (perche' la gente ad aspettare si annoia), ma sempre inspiegabilmente piu' snobbati di quelli subito fuori dalla zona arrivi.
    Misteri di viaggio, solo per voi, su rieducational channel!

    domenica, giugno 22, 2014

    Sono iniziati i Mondiali e neppure io mi sento troppo bene.

    Eh, lo so, vi aspettavate tutti che commentassi queste prime fasi del mio Secondo Mondiale antipodiano.  Quindi eccomi qui.

    Che una spera sempre:"lontano dagli occhi lontano dal cuore" e invece quella benamata cippa. In tutta Welly, non me ne abbiano gli altri tifosi e compatrioti, pero' solo er Gajardo e la sottoscritta hanno quei crampi allo stomaco sintomatici da secoli del tifoso compulsivo.
    Una sottospecie protetta e difficile da individuare a prima vista, perché il tifoso compulsivo si traveste da ct della Nazionale così come il resto degli Italiani (e Italiane), mimetizzandosi abilmente fra le schiere di appassionati del gioco più bello del mondo.
    Che, ovviamente, per noi italiani e' quello di credere di poter far meglio il lavoro di Prandelli.

    (tesoro mio, ma davvero si gioca con Balo la' davanti come punta unica, solo come un eschimese ai tropici?)

    (e la difesa a tre che se fosse un colino sotto una cascata farebbe passare meno acqua?)

    (e vogliamo davvero parlare della figuraccia che ha fatto fare all'Italia intera il povero Paletta: decenni a costruire un'immagine fashion rasi al suolo nei tre secondi sufficienti ad inquadrare il suo terribile taglio di capelli)

    Ma dicevamo. Il tifoso compulsivo purtroppo non si accontenta del dilettarsi della sua superiore conoscenza tecnica, no, magari. Lui soffre. Tantissimo.

    Soffre già dal giorno prima mentre ne parla su skype con la mamma. Soffre mentre punta la sveglia alle 3.20 di mattina che la partita se la vuole andare a vedere al pub in compagnia degli altri come lui, memore del nobile adagio 'mal comune...'. Soffre mentre canta l'inno a squarciagola e finisce applaudendo ed incitando quegli undici baldi giovani in pantaloncini. Soffre perché già dai primi minuti quel fastidioso dolore alla bocca dello stomaco gli fa capire che e' serataccia. Soffre pensando a quattro anni fa.

    Soffre quando capisce che ormai e' andata, che da una mezz'ora senza tiri in porta non può venir fuori un pareggio, ma non riesce ad abbandonare la speranza e fissa ogni passaggio come se potesse spingerla lui quella palla al di la' della linea.

    Il tifoso compulsivo e' quello che poi dice a tutti che con questa squadra lo si sapeva che non saremmo andati da nessuna parte e se si perde col Costa Rica e' giusto che si torni a casa di corsa e che l'Uruguay di Cavani non aspetta altro di sotterrarci nel terreno già iperconcimato degli stadi brasiliani.

    Pero' un attimo dopo ricominciano i crampi. E lui sa che nonostante tutto il buonsenso del mondo mercoledì mattina si troverà di nuovo a cantare a squarciagola l'inno ore prima dell'alba, sperando segretamente che non possa finire così, che quattro anni sono lunghi da far passare e che in fondo, contro ogni logica, si può ancora vincere ogni partita.

    Ciao gente, mi muovo più io di Thiago Motta



    martedì, giugno 17, 2014

    L'Italiano di Merda

    Ci hai il marito appena operato al ginocchio che non riesce a stare fermo dal dolore ed ha pure la febbre a 39. Gli hanno fatto passare la notte con la gamba legata perche' gli era parsa una brillante idea, ma quando l'ha saputo il primario a momenti partivano gli scappellotti.

    Quindi sei, come dire, un'attimo preoccupata e dato che ci hai pure piu' di 70 anni sei anche molto ma molto stanca. Prima di tornare a casa ieri sera incontri il dottore di turno e gli chiedi un po' di notizie, soprattutto per via di questa febbre alta che non fa dormire tuo marito e fra l'altro lo sta rallentando tantissimo nella riabilitazione. (che va solo a sommarsi al fatto che nel weekend i fisioterapisti non ci sono e quindi nessun esercizio, arrangiatevi).

    E il dialogo e' piu' o meno questo:
    M(amma): "Salve dottore, mio marito ha ancora la febbre alta, avete capito come mai?"
    D(ottore):"Ah e noi che ne sappiamo signora."
    M:"Beh, dottore, se non lo sapete voi...e' sicuro che non ci sia, chesso', un'infezione?"
    D:"Nono, gli diamo due flebo di antibiotici il giorno, quindi e' tutto sotto controllo."
    M:"Ah grazie mille, pero' mio marito non riesce a dormire per via della febbre, non sarebbe possibile dargli una tachipirina per vedere se riposa meglio?"
    D:"Senta signora, ma lei che lavoro fa?"
    M:"Oh che lavoro vuole che faccia, dottore, sono pensionata."
    D:"Ecco, ed invece io sono il Dottore, quindi lo so io cosa fa bene o no a suo marito. Buonasera"

    Ovviamente la mamma non se n'e' andata senza avere l'ultima battuta (del tono "buonasera a lei, Dottore, io le augurerei volentieri che ci fosse sua  moglie al posto di mio marito, ammesso che lei ce l'abbia, una moglie.) e l'episodio in se' si e' concluso li'.  Che mica c'e' nulla di grave in questo dialogo.
    C'e' giusto l'ennesimo esempio di come spesso ti puoi ritrovare davanti al classico esemplare di Italiano di Merda, ovvero il cultore del 'lei non sa chi sono io', colui che in qualche modo deve far valere la sua superiorita' a tutti i costi, perche' vuoi mettere poi come dormi meglio una volta sfogate le tue frustrazioni meschine contro una persona stanca e preoccupata? Po-po-po-popopo. Bello vincere facile,eh?

    E lo so che alcuni di voi - come ha fatto notare pure lo Stregone - potrebbero obbiettare che i dottori in corsia devono fare spesso i conti  con parenti supponenti che sono sicuri di possedere la verita' assoluta su come curare il loro caro e la cosa a lungo tempo ti puo' logorare, pero' io non sono d'accordo: se il tuo lavoro e' quello del medico di corsia, l'aver a che fare con gente stressata e' parte integrante del tuo mestiere. Se la cosa ti da' fastidio, beh forse dovevi fare il paleontologo specializzato in microfossili. Tranquillo che cosi' non ti veniva a disturbare nessuno.

    Dal resto del personale di corsia, come ad esempio gli infermieri, tutti pretendiamo sempre non solo professionalita' ma pure cortesia e disponibilita', mentre ci va bene se certi dottori si sentono in diritto di comportarsi nei tuoi confronti un po' come gli pare, come se loro avessero ricevuto la mistica infusione della Conoscenza e tu invece sei solo una caccola sulla crosta terrestre.
    Beh, caro mio, sai che ti dico? Puoi anche aver la migliore media di voti della storia della Scienza, ma se non riesci a dialogare con i tuoi pazienti e i loro preoccupati parenti, non sarai mai un buon dottore. Al massimo puoi aspirare a diventare l'ennesimo Italiano di Merda.

    venerdì, giugno 13, 2014

    Di canzoni e acqua calda

    E' verita' universalmente riconosciuta che noi esseri umani leghiamo indissolubilmente le nostre emozioni alla musica.

    Come si evince anche dal suggestivo titolo di questo post (di cui vado ovviamente fiera), non ci penso lontanamente a mettermi a disquisire sul fatto di quanto certe canzoni, gia' dalle prime tre note, ti ripiombino anche a distanza di decenni nello stesso stato d'animo - positivo o negativo ma di sicuro potente - in cui l'avete ascoltate in un preciso momento della vostra vita.
    Credo che abbiano fatto piu' saggi su questo argomento che sulla rotazione dei pianeti nel sistema solare.

    Ovviamente c'e' questo fatto che la maggior parte delle volte in cui leghiamo piu' o meno inconsciamente un'esperienza ad una canzone, siamo alle prese con questioni di cuori, spesso e volentieri rotti. Alzi la mano chi fra noi non si ricorda la canzone che passavano alla radio quando l'abbiamo conosciuto e che rispecchiava cosi' bene la nostra storia, la canzone di quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta, la canzone di quando lui ci ha detto che in realta' era innamorato di un'altra, la canzone di quando andavate a stalkerarlo di nascos e cosi' via.

    (Io mi ricordo che all'epoca c'era questa canzone dei Tiro Mancino, Per me e' importante, che giusto trenta secondi fa mentre la stavo googlando mi ha dato ancora un po' di quel familiare senso di fastidio in fondo allo stomaco, ma all'epoca, e si parla di 10 anni fa, era capace di gettarmi in istantanee ed incontrollabili crisi di pianto. Ed io ce l'avevo sull'ipod, che ascoltavo rigorosamente in modalita' Shuffle. Perche' l'arte del farsi del male e' nobile, antica e va esercitata con maestria.)

    Futili divagazioni a parte, per me una delle parti piu' belle di tutta la faccenda e' che non devono per forza esserci di mezzo delle questioni di cuore per far scattare l'alchimia canzone - momento indimenticabile. A volte ci capita di vivere questi giorni, o ore, o anche attimi in cui tutto sembra davvero perfetto cosi', indipendentemente dal nostro grado di felicita' o soddisfazione nella vita.
    Quelli in cui ti viene da dire: "Ok, ora capisco perche' sono qui."
    Sono momenti rarissimi, quasi unici, ma la stragrande maggioranza di noi li ha vissuti almeno una volta nella vita. E spesso, chissa' per quale coincidenza astrale, c'e' una canzone ad accompangnarli.
    Ma.  (e qui scatta la parte piu' divertente)
    Il semplice fatto che ovviamente non siamo noi a controllare cosa passi alla radio o nella mente di un dj quando uno di questi momenti perfetti accade, fa si' che spesso e volentieri ci si ritrovi con affibbiata ed indelebilmente marcata come fantastica nel nostro inconscio piu' profondo una canzone che in condizioni normali non ci sogneremmo manco sotto tortura di inserire nella nostra playlist.

    Pero' ce l'avete tutti, nella vostra libreria ITunes, quella canzone li', lo vedo dal ghigno imbarazzato.
    Ed  ammettetelo che, quando la riascoltate, in un locale, in macchina o al supermercato, vi ritrovate a sorridere beati e magari anche a muovere la testa a tempo incuranti degli sguardi perplessi che vi circondano.

    L'altro venerdi' la mia l'hanno passata al pub mentre bevevo una birra con capi e colleghi. Ho iniziato inconsciamente a oscillare la testa a ritmo e mi sono un'attimo estraniata dalla conversazione. Ovviamente, dopo che un sufficiente numero dei sopracitati sguardi perplessi mi ha riportato alla realta', ho dovuto spiegare cosa mi ricordasse quella canzone e perche' mi piacesse cosi' tanto...e, in maniera un po' sorprendente, tutti si sono uniti al discorso con entusiasmo tirando fuori le loro canzoni 'imbarazzanti' legate ai loro momenti felici: il falo' sulla spiaggia da ragazzini con tanto di chitarra e canzoni stonate, il giorno che i genitori li portarono a fare il bbq da piccoli nella piscina all'aperto e alla radio passavano sempre quella canzone, il viaggio in treno zaino in spalla verso Praga quella notte di troppi anni fa...

    (o il momento di una festa Erasmus in Grecia, dove ci ritrovammo abbracciati in circolo, italiani, cecoslovacchi, spagnoli, francesi e rumeni; giovani, felici, ebbri e liberi. Profondamente diversi ma stretti insieme in quel preciso istante ad urlare a squarciagola "It's my life! And it's now or never...Ain't gonna live for ever!")

    E la serata e' finita cosi', con tutti ad esibire il nostro miglior sorrisone bambinesco e lo sguardo un po' meno a fuoco, intenti come si era a rivivere quel nostro momento perfetto mentre lo raccontavamo agli altri. E tu poi ci ripensi e ti rendi conto di quanto la verita' universale citata ad inizio post sia veramente 'universale'. Metti insieme persone di cultura, eta', esperienza di vita molto diverse fra loro e stai pur sicura che condivideranno almeno un elementare ma incredibile aspetto dell'essere umani: l'inafferrabile legame fra note ed emozioni.
    Beh, cose del genere valgono bene una playlist non proprio perfetta, non credete?


    mercoledì, giugno 04, 2014

    Cena Messicana! (o piu' o meno)

    Ovvia, era un po' di tempo che non mi pubblicavo una bella ricettina, quindi inizio questo giugno in cui tutti voi ve ne state spaparanzati in spiaggia e noi accoccolati davanti al camino con uno dei confort food (espressione di cui ancora non so il significato preciso ma che mi fa tanto di casa e cose buone!) preferiti della premiata ditta Antonini-Puccioni: la cena messicana, tutta rigorosamente fatta in casa, adesso pure l'insalata!

    eh,non si frigge mica con l'acqua qui (purtroppo)

    giovedì, maggio 29, 2014

    Save the boobs!

    E insomma, dopo tanta tristezza, ecco una doccia (rosa) di buon umore a risollevare le anime un po' abbacchiate: domenica scorsa, dopo un battage mediatico senza precedenti, si e' finalmente tenuta la Pink Ribbon Breakfast.
    Al grido di Save the Boob! Salviamo le Tette! si e' presentata in Jacaranda un'orda rosa di donne - e uomini, per la gioia dello Stregone! - pronti a dare, e mangiare, il massimo contro il maledetto cancro al seno.

    E com'e' andata, direte voi piccole anime curiose? Eeeeeeeeh.....

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