lunedì, giugno 25, 2007

Discovery Zitella – L’HOMO ACCOPPIATUS. Parte Seconda

La Coppia: Mito e Realtà.
Altra interessante caratteristica dell’Homo Accoppiatus è il legame che si instaura tra i due membri del nucleo base. Infatti quando due Pari – o anche due Dispari, in questo sembra non esservi differenza – decidono di dar vita ad un nucleo base, creano ciò che loro chiamano una Coppia: termine diffuso fra i giocatori di poker per indicare un qualcosa che vale meno di un Full, ma che per l’Homo Accoppiatus credo che abbia un’accezione leggermente diversa, forse addirittura più profonda. Molto probabilmente, alla creazione e soprattutto al mantenimento della Coppia concorrono una serie di processi chimico-biologici di un certo spessore, che non sono ancora riuscita ad identificare con precisione, ma che sembra agiscano a livello neuronale, andando a modificare le connessioni sinaptiche tramite il rilascio di neurotrasmettitori.
Infatti, credo sia indiscutibile il fatto che il famoso e pluri-documentato fenomeno degli ”occhi a cuore”, che si manifesta quando un membro della coppia vede, sente, pensa o parla dell’altro, sia dovuto in massima parte ad un forte rilascio di endorfine nell’organismo, in dosi così alte che noi Dispari possiamo sperare di raggiungere solo finendo un barattolo di Nutella con le dita, e magari guardando la scena di Aragorn che spalanca le porte del Fosso di Helm – per i Dispari Femmina – o la scena del discorso di Teoden ai Rohirrim prima della battaglia del Pelennor – per i Dispari Maschio.
Controindicazione principale dovuta al continuo scatenarsi di questi processi nell’organismo è che quest’ultimo tende a sviluppare una forte assuefazione alle varie sostanze secrete (si parla non solo di endorfina, ma anche adrenalina, serotonina, acetilcolina ecc…) e tende quindi a cercare pesantemente il contatto fisico e mentale con il partner, facendo così perdere progressivamente al sistema nervoso la sua naturale lucidità a cui noi Dispari siamo tanto attaccati. Quindi la creazione di una Coppia può essere vista come l’inizio della dipendenza da una forte droga, probabilmente a lungo andare deleteria per lo stesso organismo.
Interessante però è stato notare come i Pari, anche quelli più morigerati e salutisti, non solo incoraggino bellamente questo consumo di droghe pesanti, ma anche lo giustifichino con più mezzi, arrivando addirittura a sostenere che in principio i due componenti della Coppia fossero uniti in un solo organismo (per favore, non chiedetemi in che punto i loro corpi fossero congiunti…) e che questo organismo fosse così perfetto e completo nel suo essere da suscitare le ire di un Dio invidioso ed ovviamente, anche se non dichiaratamente, Zitello Dentro, a tal punto da far sì che la carogna lanciando fulmini e saette li separasse in due e li sparpagliasse in giro per il mondo. Si crede quindi fra i Pari che da allora l’unico scopo di queste parti divise sia ritrovarsi e ricongiungersi…Ma allora io mi chiedo: se due Dispari, di quelli veri, che nella loro vita si sentono completi come quel mitologico organismo, dovessero per caso accoppiarsi fra loro cosa verrebbe fuori?una cosa tipo SuperOrganismo nietzschiano che riesce da solo addirittura ad organizzare e svolgere tornei di Briscola, Scopa e Tressette?
Sono questi quesiti che rendono grandi la scienza e la ricerca.
Alla prossima, la vostra inviata in cerca di risposte.

domenica, giugno 17, 2007

L'anello della zia Cherubina


L’inizio di questa storia si è perso nella memoria, quanto al finale è ancora tutto da scrivere dai protagonisti e dal fato, dovrete quindi accontentarvi di un pezzo della storia.
Erano gli anni quaranta del novecento e c’era la guerra, la zia Cherubina era anziana e da molti anni vedova di un ricco nobiluomo. Non aveva avuto figli ma in compenso i nipoti abbondavano. Quello della zia non era un carattere gioviale e generoso e via via che gli anni passavano trovò motivi sufficienti per cancellare tutti i nipoti dal testamento. Il patrimonio, visto che non poteva seguirla nella tomba, sarebbe andato al pio istituto della città per divenire il supporto di molti e il ricordo di nessuno.
Ma non tutto il patrimonio era destinato ad andare disperso, la zia un giorno regalò in segreto uno dei suoi anelli al figlioletto di uno dei suoi nipoti (quello diseredato per via del fatto che andava a caccia).
L’anello, una fedina d’oro con delle incisioni, iniziò così un lungo periodo al dito di un ragazzino che con gli anni diventò zio di abbondanti nipoti a sua volta.
Erano gli anni ottanta, non c’era la guerra, almeno in Italia, quando l’anello decise di scivolare dal dito del suo possessore.
Per anni, nonostante le ricerche, dell’anello fu persa ogni traccia. Questa sarebbe potuta essere la fine della storia ma le cose andarono diversamente: un pomeriggio, mentre era intorno casa a combattere con l’erba alta, lo zio vide un brilluccichio, seguì la sua curiosità, depose il decespugliatore e si avvicinò a quella piccola cosa. Era l’anello, che nell’aiuola sotto gli abeti aveva passato estati ed inverni fino quasi ad essere dimenticato assieme alla zia Cherubina, era lì, nello stesso posto in cui era stato cercato mille volte.
Ritrovato l’anello lo zio decise che era giunto il momento di passarlo in mani più giovani e tra gli innumerevoli nipoti scelse la più piccola, quella con il suo stesso cognome. Fu così che l’anello e la sua storia giunsero a chi scrive.
Solo da pochissimo tempo l’anello ha lasciato il suo cassettino per iniziare una nuova avventura al dito della sottoscritta ed è presto per dire quali strade prenderà a questo punto…chi scrive non ha nipoti e patrimoni e per il momento si accontenta di tramandare questa storia e il ricordo della sua acida prozia.

lunedì, giugno 11, 2007

Accanto alla porta

Roma è sempre una buona idea.

Perché Roma ha sempre il sole, anche quando piove, e l’acqua sempre buona, e i biglietti poltronissima per vedere Proietti al Brancaccio, che è sempre er mejo (“Ah Lidoleeeeeee!”).
Perché Roma è bella dall’alto, gustandola dalla terrazza del Vittoriale raggiunta col nuovo, supertecnologico e supercaro ascensore.
E Roma è bella a piedi, sedendosi al sole a Trinità dei Monti o trascinandosi sotto il diluvio per Via del Corso, alla ricerca di un certo negozio che esiste solo nella mia ingarbugliata testa…
E Roma è bella perché è romana: dai tassisti che hanno la formazione della Maggica come suoneria e minacciano de scaricatte subbito se gli ricordi della partita di Manchester,
ai gestori delle locande “Qui se magna quel che passa casa” che ti dicono de accomodasse pure ner tavolo accanto alla porta, e poco importa se la porta in questione è scardinata e appoggiata alla parete, e ai camerieri che se chiedi loro come sono gli zucchini del contorno, candidamente ti rispondono “Sono cotti!”.

Arivederci Roma, è sempre un piacere incontrarti, anche se solo per poche ore…adesso non mi resta che dirti “alla prossima”, e per esserne sicura io la monetina l’ho gettata anche questa volta…
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