sabato, dicembre 30, 2006

Un anno denso

Contagiata da tutti i vari servizi tv che ripercorrono gli eventi dell’anno morente, come sempre, per riempire i buchi festivi del palinsesto, voglio anch’io rendere onore a questo pezzo di vita che mi lascio alle spalle.
Ho iniziato l’anno con una laurea inutile in tasca, molti complimenti senza prospettive ed un cuore ancora convalescente per le ferite recenti, e subito ho dovuto affrontare la varicella ed un’altra laurea, ancora più inutile…
Ho conosciuto persone che sarebbero state importanti per un po’, che avrei fatto soffrire per un po’, che non sarei riuscita a far entrare nella mia vita nonostante gli sforzi e che avrei perso prima che lo stesso anno tramontasse. Per quanto vale, io ci ho creduto.
Ho ascoltato la guerra, le bugie e le canzoni che hanno avuto successo. Ho votato sperando che qualcun altro mi fornisse delle prospettive, ma avevo già capito di non averne. Mi sono arrabbiata per aver perso così presto la voglia e l’illusione di cambiare il mondo.
Ho trovato nella dolcezza e nella stima di una professoressa la voglia di ricominciare a lottare, a credere ancora nelle mie possibilità. Ho passato giorni a inviare curricula a tutto il mondo, mentre nei weekend vendevo carta igienica o “One”, il viagra delle piante. Provare per credere.
Ho ricevuto una mail dalla NASA.
Ho preso e dato affetto, comprensione ed allegria alle amiche ed agli amici di sempre, ne ho trovati di nuovi e di vecchi, che credevo perduti.
Ho iniziato un master, ho avuto il mio primo contratto e ho ricominciato a riempire di sogni la mia valigia.
Ho sofferto con centinaia di lucchesi per aver perso i playoff all’ultima giornata, ma ho poi esultato con milioni di italiani per essere salita sul tetto del mondo, passando sulla schiena dei cugini. Po poroppo po po po!
Mi sono sentita utile e meno depressa grazie all’aiuto di chi non mi sarei mai aspettata; per la stessa persona ho buttato allegramente alle ortiche molti dei miei principi, come e più di quanto avessi già fatto in passato, e sempre a causa sua alla fine dei dodici mesi mi sono sentita inutile, usata e sola. Ma questo, decisamente, me l’aspettavo.
Ho iniziato a ballare.
Ho visto crollare un impero, ho visto la juve in B e mi sono trovata cucita sul petto uno scudetto pesante. Ho visto perdere Vale Rossi e ho seguito l’ultima gara di Michael Schumacher.
Ho visto matrimoni e funerali. Ho assistito alla laurea di chi si presentava con 112. Ho visto i Seminole comprarsi l’Hard Rock Café e ho visto nascere il comitato di liberazione dei Babbi Natale appesi ai balconi.
Ho scoperto che le saghe fantasy sono una droga potente.
Mi hanno consegnato due medaglie di merito, ma molto più importanti sono state le parole di ammirazione e sostegno quando più ne avevo bisogno, dalle persone più diverse, ed è anche per questo che continuo spensierata le mie piccole battaglie perse. Ho comprato tonnellate di libri e scarpe, ho cucinato biscotti e ho aiutato a crescere questo blog, grazie anche a chi ha trovato divertenti i nostri deliri.

Il nuovo anno mi troverà ad affrontarlo da allegra zitella che possiede ancora il computer più bello del mondo: due ottimi inizi.
E poi ho di nuovo voglia di andarmene lontano, ed anche questo è un buon inizio.
Quindi, gente, via ai festeggiamenti! Zampone, lenticchie, fuochi d’artificio e buoni propositi a volontà…nuovo giro, nuova corsa, giù il gettone e buon 2007!

martedì, dicembre 26, 2006

Nebbia in Valpadana

Finalmente la provincialissima ragazza col mac è sbarcata nella grande città…lo ha fatto con un borsone pieno di pregiudizi (su milano) e di affetto (verso qualche milanese del Corvetto). E come spesso accade alla nostra simpatica eroina, la ragazza col mac un po’ si è dovuta ricredere…lei pensava che milano fosse grigia, fredda e senz’anima, ma in realtà era più calda di lucca e con un carattere proprio di tutto rispetto.
Beh, perdonami Lara, però grigia è grigia come immaginavo.
E poi è piena di gente strana.
Intanto è chiaro che i milanesi ci tengono a mostrare il loro folklore, dato che appena scesa dal treno la ragazza col mac si è imbattuta in un gruppo di indigeni locali, tutti vestiti di verde e con tanto di bandierine, ed ha ascoltato canzoni di Fabio Concato in tutti i bar da cui passava, o quasi… per non parlare della madonnina d’oro illuminata a festa e della vecchia che, esercitando l’autorità dovuta all’essere milanese da generazioni, oltre che dal visone e dalla borsa firmata, insegnava agli ignari visitatori (la parola turisti è troppo provinciale!) l’unico modo giusto per girare col tacco nelle palle del toro portafortuna all’interno delle Gallerie. La ragazza col mac l’ha seguita alla lettera…
Un’altra stranezza è che a milano i negozi sono come la porta di Diagon Alley: si trovano solo se si conosce la formula magica…e la ragazza col mac non la conosceva, perciò non potrà mai sapere se certe custodie per ipod sono veramente sbarcate tra i transappenninici o no.
Nella grande città inoltre si può avere come vicino di appartamento il grande Satana, che sente la radio a palla giorno e notte e si è convertito ad una non meglio specificata setta evangelica; e mentre siamo in bagno (l’unico vano non insonorizzato!) si può pure aiutare nel suo percorso spirituale il povero Satana – che urla a squarciagola:”Dio, se ci sei dammi un segno!” – tirando lo sciacquone con molta devozione…
Ma forse la cosa più strana di tutte è che a milano abita una persona che si è andata a laureare portandosi dietro come voto di partenza un bel…112! Eh sì, avete letto bene: questa ragazza con la faccia d’angelo è l’unica persona di cui ho sentito parlare a cui hanno dovuto togliere due punti per farla laureare…come poteva non incrociare il suo cammino con quello della ragazza col mac? Per non aggiungere che il suo relatore sembra decisamente il dottor House, e non solo nel fisico…
A parte tutte queste stranezze la ragazza col mac ha poi passato due giorni splendidi e molto “normali” con tanto di aperitivo very cool sui navigli – a milano sono pure convinti di avere una darsena! –, attraversamento notturno e sotto la pioggia della quieta “piazza della paura”, gita sulla metro nell’ora di punta e piena di borse ingombranti e fuga precipitosa fuori dalla prestigiosa Università Cattolica giusto poco prima che i suoi dipendenti inaugurassero la tradizionale natalizia Caccia al Darwinista, con tanto di testa impagliata come trofeo!

Ah,e sì è pure riportata a casa un libro di tutto rispetto, che ha già divorato…

…giacché io traevo piacere da tutto ciò che vedevo – piacere; non speranza! – e continuavo a vivere per vedere.
Cassandra – C.Wolf

mercoledì, dicembre 13, 2006

Vita da micio


Che giornata. Ci ho messo un secolo a convincerle a darmi i croccantini, in realtà avrei preferito quella succulenta carne in gelatina, ma ultimamente mi tocca di rado, devono essere un po’ in bolletta o forse hanno notato i rotolini di ciccia sotto le ascelle, menomale sono a pelo lungo, il pelo lungo sfina sapete?
Per convincerle a darmi cibo ho dovuto raspare per un po’ il mobile della scatola luminosa, lo so che il cibo non lo tengono lì ma in questo modo faccio un rumore infernale e di solito funziona specialmente se stanno fissando la scatola. Ad essere sincera non ho ancora ben capito dove tengono il cibo una volta è nello stanzino, una volta nel sottoscala e ogni tanto lo prendono dall’armadio bianco, non ci capisco niente, meglio andare sul sicuro: mobile della scatola luminosa.
Le mie coinquiline umane sono fortissime, grandi dormiglione, pensate che alle sei e mezzo di mattina ancora dormono e quando vado a svegliarle sembrano un po’ infastidite! Io ci vado lo stesso ovviamente anche perché nonostante il loro fastidio racimolo lo stesso un sacco di coccole e poi così mi faccio aprire la finestra per andare sul tetto.
La vita sul tetto è bellissima, trovo un camino caldo o un posto assolato e dormo. Il problema è che sul tetto ogni tanto si fanno spiacevoli incontri, quel gatto rosso ad esempio, un gran figo ma davvero un bastardo, pensate che una volta mi ha buttato giù dal tetto e ho fatto un salto di due piani che mi è costato la vita… bhè una vita, ora sono a sei. I maschi sono dei bastardi ti raspano alla finestra e poi ti inseguono per i tetti, su questa cosa dei maschi ho l’impressione che le mie coinquiline umane siano d’accordo.
A parte tutto la mia vita non è male ho quattro giacigli a disposizione, cinque se consideriamo il divano che ogni tanto concedo alle ragazze, ho dei giochini ingegnosi che ruotano (e che ogni tanto mi fanno un po’ paura) e i metodi per attirare l’attenzione (e le coccole) non mi mancano.
- salire sul tavolino quando fanno colazione
- salire sulle mensole
- posizionarsi perfettamente al centro dei fogli che stanno leggendo
- accennare all’idea di farsi le unghie sui quei cosi del Signore degli Anelli (basta avvicinarsi e arrivano…)
- strusciarsi a quel meraviglioso mac bianco
- sbattere la testa contro la porta
Una volta funzionava anche farsi le unghie sul poster di Manatthan ma ora lo hanno tolto, non mi ricordo bene perché….ah ecco… forse è perché l’ho distrutto (ups!)
Il fatto è che le ragazze non sanno resistere al mio sguardo dolce e al mio pelo coccoloso, alle mie scorribande nel corridoio e alle mie stranezze, e poi bastano un po’ di fusa e sono in mio potere, he sì, sono davvero il gatto dei loro sogni!

mercoledì, dicembre 06, 2006

Favoletta Natalizia

Natale è alle porte.
Indistruttibile come un cattivo da libro fantasy.
Comunque, prima che lo stress da regali, i film delle feste e soprattutto le 8 ore filate di canzoncine natalizie che Mediaworld propina agli sfortunati dipendenti mi costringano a diventare serial killer professionista di Babbi Natali, voglio raccontarvi quella che a tutti gli effetti sembra una piccola storia da libro cuore, altro che quella cocainomane della Piccola Fiammiferaia!
Tanto tempo fa (così inizia ogni fiaba che si rispetti) viveva in una ridente cittadina di provincia un allegro operatore ecologico – spazzino fa politicamente scorretto, é nessuno è scorretto a Natale – che, nonostante avesse un animo semplice ma molto buono, non aveva mai messo su famiglia. Questo simpatico personaggio si era ritrovato negli ultimi mesi a fare da “maestro” nel duro lavoro di operare in maniera ecologica – raccattare il pattume fa politicamente scorretto, e nessuno è scorretto a Natale – ad una giovane fanciulla di povera estrazione, che aveva accettato di buon grado questo lavoro provvisorio procuratole dal filantropico signor Adecco, pur avendo da accudire un marito momentaneamente inoccupato – disoccupato fa come le altre parole sopra, ormai si è capito, no? – ed una piccolissima bimba di 9 mesi. Inutile dire quanto l’allegro operatore ecologico si fosse affezionato alla povera fanciulla con prole, la figlia+nipote che non avrebbe mai avuto.
Successe poi che in una non tanto gelida mattina di dicembre l’allegro operatore decidesse di fare un grosso favore al Signore della Scarpa della ridente cittadina: il suddetto Signore infatti si era trovato a dover svuotare un magazzino ed aveva riempito ben 58 sacchi enormi di spazzatura, ops, di scarti non ecologici. L’allegro operatore si offrì di portarglieli tutti via lui, tanto in fondo quello era il suo lavoro e lo faceva volentieri. Il Signore della Scarpa, commosso dal gesto, decise allora di regalare al simpatico ometto un buono da spendere nei suoi negozi di calzature, dove avrebbe potuto trovare le scarpe più belle, comode e spropositatamente costose che si fossero mai viste (quantomeno nella ridente cittadina di provincia).
Ovviamente ogni abitante della suddetta ridente città ne avrebbe approfittato seduta stante fiondandosi nel primo negozio utile di scarpe, ma non il nostro protagonista, che senza pensarci due volte si fiondò invece a casa della povera fanciulla.
E fu così che quel Natale, per le strade della ridente cittadina illuminata a festa, la gente poté ammirare le bellissime scarpine a scaglie dorate (prodotte dagli allegri compagni calzolai Dolce e Gabbana, NdA) di una piccola bambina che mai avrebbe potuto permettersi di indossarle, senza l’aiuto di quell’operatore ecologico dal cuore d’oro… – attenzione, concludere esclamando “ma che bischero!” farebbe parecchio politicamente scorretto, e nessuno è scorretto a Natale!
Oh-oh-oh!
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