giovedì, ottobre 31, 2013

Punti di vista: Kiwistyle Vs ItalianStyle

Solo in NZ si trovano certi colleghi
Ci sono un'italiana, una sudafricana ed una neozelandese che parlano delle palestre.

Tutte e tre convengono sul fatto che in effetti la cosa piu' brutta della palestra e' la gente intorno che sbircia mentre te sei li' che sudi e quindi cerchi sempre gli angolini piu' appartati e magari bui dove fare i tuoi esercizi.

E l'italiana ritorna con la mente alle sue poche e catastrofiche esperienze con la palestra del suo paese natale, uno di quei posti in cui la natura gossippara femminile si scatena senza freni e per presentarsi allo spinning serale piu' che i muscoli tonici e la bottiglietta d'acqua ti servono i capelli fatti ed il completino giusto.
Roba del genere 'no scusa oggi non posso che alle sei ci ho zumba in palestra e prima devo andare dall'estetista e magari anche a farmi pettinare dalla parrucchiera'.

Per non parlare proprio della nostra cattiveria di genere che si accanisce felice contro il rotolino di ciccia altrui e ci si illuminano gli occhi quando vediamo una ex compagna di classe che adesso ha il culo basso o le zampe di gallina.

Insomma, la sottoscritta, per niente attenta al fashion ed allo stato dei suoi capelli quando il suo battito cardiaco supera i 200 colpi al minuto, ha sempre visto la palestra come l'equivalente sulla terra dell'anticamera dell'inferno. Ma proprio mentre sta mentalmente rabbrividendo ai ricordi richiamati alla memoria, l'orecchio capta questa frase della collega sudafricana:

"si' beh, ma la cosa buona di questa palestra e' che c'e' tutto un piano riservato a sole donne dove possiamo fare gli esercizi senza trovarci a disagio..."

Come scusa? Ho sentito bene? Ti trovi a tuo agio in un piano per SOLE DONNE? Ma finire dalla padella alla brace in confronto e' un piacere! All'inferno hanno appena aggiunto un nuovo ed agghiacciante girone. Manco morta mettero' piede al Les Mills adesso.

"ma e' invece una gran bella cosa"  mi dice la kiwi "almeno cosi' c'e' ancora piu' sicurezza per le donne, che sai non si puo' mai sapere.."

Ah. Ops. Cavolo.
La difesa delle donne e' una priorita' qui, non la difesa dalle donne.
D'altra parte siamo pur sempre nella patria delle classi a genere separato (che personalmente trovo un'idea stupida) e soprattutto delle donne che vanno a fare la spesa coi bigodini e Pilates coi buchi nei calzini (giuro).
Figurati che gliene frega a loro delle tue ciccine o del tuo top firmato, mentre magari per le persone piu' timide o per evitare anche la piu' remota possibilita' di qualche rischio di aggressione un piano in palestra per sole donne puo' essere una buona idea.

Kiwistyle contro Italianstyle, che a volte la differenza c'e' e si vede.

venerdì, ottobre 25, 2013

Riprovandoci...

Oh, noi ci si riprova...

dopo le mirabolanti avventure delle ultime due gite (questa e questa per chi vuole farsi di nuovo due risate) e grazie all'appropinquarsi - quanto mi piace questa parola! - del primo weekend lungo neozelandese dopo l'infinita pausa invernale, abbiamo deciso che domani si riparte! Ed incuranti della leggera malasorte che incombe sulle nostre varie gitarelle con una perseveranza da fare invidia alla nube sopra la casa degli Addams, prendiamo il traghetto e ce ne andiamo al Sud.

Amici, aragoste, vino, tante foche e divertimento ci aspettano al di la' della traversata....mentre  scaltramente il vento con folate a140 km/h ci aspetta proprio in mezzo allo stretto di Cook.

Preparata spiritualmente a rendere alla Natura ogni molecola contenuta nel mio stomaco - compresa probabilmente la cena di Natale a base di cappone e cotechino del 1986 - mi accingo di nuovo ad affrontare lo scherzoso clima della Terra di Mezzo...farovvi sapere  se  quando torno! (*)


gone with the wind - mappeddavero
(*) Gli imboccallupi sono ben accetti, gli inculallabalena anche no, che poi non sia mai si avverino...

giovedì, ottobre 17, 2013

Oggi parliamo di...Mestruazioni!

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo articolo che aveva attirato la mia attenzione perche' usava la parola Mestruazioni in bella vista su di un famoso quotidiano online e non nella sezione Salute o Io Donna o roba del genere, ma addirittura come commento in cronaca...cosa piu' unica che rara, da quel che so io.

Sebbene l'articolo abbia toni a tratti  un po' deliranti ("questo silenzio intorno alle mestruazioni ci sta uccidendo." o "Fidati sempre del tuo intuito. Ma prestagli un particolare ascolto nella seconda metà del ciclo!"), consigli che farebbero felice Paolo Fox ("Questa è la fase del rilascio, perciò è un ottimo momento per lasciar andare cose di cui non abbiamo più bisogno: robaccia, rapporti malsani ed emozioni nocive che ci appesantiscono") e, beh, utilizzo improprio ed imbarazzante degli acronimi (Apm  = Atteggiamento Positivo riguardo alle Mestruazioni...seriously?!) in realta' centra in pieno l'attualissima questione sul tabu' delle mestruazioni.

Per carita', non c'e' nulla di nuovo in quello che dice; che le mestruazioni, col loro simpatico corredo di sanguinamento e odori non proprio di violette primaverili, siano uno dei tabu' piu' antichi nei nostri confronti lo si sa appunto, uh, da sempre. Pero' quello che sottolinea l'articolo e' come questo tabu' sia ancora - incredibilmente - instillato in tutti noi e come piu' o meno inconsciamente ci ritroviamo tuttora a trattare le mestruazioni almeno come un qualcosa di cui non si deve parlare, quando va bene.

(E quando va male ci scriviamo sopra degli articoli da invasata neo-hippie che crede che le giraffe abbiano allungato il collo per arrivare al cibo. Lamarck, rallegrati! C'e' ancora chi crede alla tua teoria!ma qui sto divagando..)

Cioe', abbiamo sviluppato piu' sinonimi per le mestruazioni che Benigni per lo Sventrapapere (se non sapete a cosa mi riferisco, vergogna!). Ci ho il ciclo, e' quel momento, ci ho le mie cose (le mie cose!!! tipo la borsa, le scarpe, gli occhiali da sole?), sai sono quei giorni, e' il periodo, e' arrivata la marchesa (e qui mi inchino di fronte al genio). Per non parlare delle acrobazie che facciamo per andare in bagno a cambiarsi l'assorbente cercando di non farci sgamare dalle persone intorno. Specie quando non possiamo portarci la borsa dietro, come in ufficio, a scuola o altre simili situazioni. Mosse del giaguaro per infilare l'assorbente in tasca o addirittura nasconderlo nel palmo della mano che pure Houdini ci avrebbe provato invidia per un secondo.
E dovrei riprendere e mostrarvi le facce di colleghi e colleghe quando, boccaccia mia, magari inavvertitamente dico che oggi non e' giornata perche' mi sono appena venute le mestruazioni. Espressioni che farebbero felice Munch, giuro.

Ma dai, gente, fermiamoci un attimo a pensare. Le mestruazioni sono un processo meramente fisiologico che ovviamente influenza il nostro comportamento come qualsiasi cosa agisca sui dosaggi ormonali di un essere umano. Non c'e' nulla di brutto e nulla di mistico. E siamo nel 2013. Ora non dico che dovremmo presentarci a degli estranei dicendo "Ciao, sono Elisa, ho 34 anni e oggi non ho le mestruazioni", ma neanche continuare a dare spago a questa farsa del far finta che non esistano.

"Ciao collega, non rompere la beneamata che oggi ci ho il mestruo": come sarebbe piu' semplice la vita?

Tornando seria per un attimo voglio finire con un'esperienza personale: quando ero alle medie una mia compagna, di buona famiglia e genitori laureati, venne a chiedermi cosa sapessi io delle mestruazioni. Ed io che ho sempre avuto una mamma aperta e con pochi peli sulla lingua, le raccontai tutto quello che ne sapevo da ragazzina dodicenne: che le mestruazioni venivano una volta al mese, che duravano tipo 5 giorni e che quello era il sangue che sarebbe servito ad un bambino ma che siccome il bambino il corpo li' non ce lo trovava allora lo buttava via e ricominciava da capo. Lei mi ascolto' con gli occhi sgranati e la prima cosa che mi chiese fu:"ma allora davvero non continuano ininterrottamente finche' una non resta incinta?" e poi mi abbraccio' di gioia. Venne fuori che aveva appena avuto il suo primo ciclo ma si vergognava troppo a dirlo in casa e chiaramente non aveva un'idea ben precisa di cosa le stesse capitando. Ovviamente poi lo disse alla mamma che le spiego' tutto per filo e per segno e vissero per sempre felici e contenti, ma ripensandoci non posso non chiedermi perche' la sua famiglia non avesse affrontato un argomento cosi' naturale per una donna prima che questa sviluppasse, evitandole sicuramente un bello spavento e magari forse anche qualche piccolo complesso su queste benedette mestruazioni?

Bah. e comunque no, oggi non ce l'ho il ciclo, state tranquilli!

giovedì, ottobre 10, 2013

Una storia lunga 50 anni

Se mi fermo un attimo a pensare, pure a me verrebbe da chiedermi perche' abbia tanto a cuore una tragedia cosi' lontana - nel tempo e nello spazio - da me adesso. Che di tragedie, eccidi, guerre, massacri gia' solo nell'arco della mia vita ce ne sono stati troppi di piu' di quanti riesca a ricordare.

Pero' alcuni di questi terribili episodi toccano delle corde precise al nostro interno e ti capita ad esempio di ritrovarti li', nella sala di aspetto della stazione di Bologna, a fissare un'orrenda cicatrice sul muro e a leggere di nuovo i nomi e le eta' di quelle persone su quella lapide. Ogni volta che passi di li'.

Oppure vedi una sera un capolavoro teatrale e ti appassioni alla storia vergognosa quella diga cosi' imponente, la diga di cui il babbo ti ha sempre raccontato perche' come rappresentante passava spesso da quelle zone e lui se lo ricorda bene quel 9 ottobre di 50 anni fa. E il babbo ti ha sempre detto che la diga aveva retto, che era costruita bene perche' ci aveva lavorato gente che sapeva il suo mestiere e quella frana era stata un evento imprevedibile. Perche' e' quello che sostenevano tutti.

Poi invece scopri che il monte Toc l'ha fatto cadere non la geologia, ma quella parte inestirpabile della natura umana che e' la cupidigia. Ed e' forse proprio questo il motivo che ti lega al Vajont e te lo fa vedere come l'esempio piu' fulgido di cosa possa fare, o meglio in questo caso rifiutare di fare, l'essere umano di fronte alla scelta fra il buon senso e un personale rendiconto.
Questa e' la storia della SADE che viene definita uno stato nello stato molto tempo prima che questa frase diventasse parte della retorica italiana e che riesce ad ottenere quello che vuole e continua a volere di piu'; la storia di esperti messi a libro paga che sacrificano la loro dignita' facendo finta di non vedere; quella di tecnici ed ingegneri che pur di non rinunciare alla loro opera perfetta provano a mettere una pezza invece di chiudere tutto e ricominciare da zero, da un'altra parte; quella di commissioni di governo pilotate, verita' taciute, documenti incriminanti 'dimenticati' in un cassetto e tante tante mazzette di soldi passate sotto i tavoli perche' ormai ci si era investito troppo e non era concepibile tirarsi indietro adesso.

Ma soprattutto per me e' la solita vecchia storia che ha ognuno di noi come coprotagonista. Perche' magari nessuno ha fatto fuori un intero paese a causa di decisioni dettate solo dal proprio tornaconto, ma sono sicura che ciascuno di noi si sia trovato nella vita a far finta di non aver visto, all'averci messo una pezza sperando non se ne accorgesse nessuno, al non aver agito perche' tanto non ne valeva la pena od ancora peggio all'aver agito giustificandosi con il terribile 'ma cosi' fan tutti'.
Inutile nascondersi dietro un finto buonismo, la colpa e' nostra se la storia di quella diga che doveva essere la piu' alta del mondo ci suona familiare perche' vista in scena innumerevoli volte con protagonisti diversi (la casa dello studente a L'Aquila, la Costa Concordia, Ustica...e posso continuare per ore).
Non si puo' pretendere che cambino gli altri se prima non ci proviamo noi.

Ed il Vajont e' ancora li', dopo 50 anni, magnifico orrore che potrebbe ancora insegnarci tantissimo, se solo lo volessimo davvero.




lunedì, ottobre 07, 2013

Rigatoni freschi con ragu bianco di manzo, chorizo e porri


Eh beh, quando si e' a corto di idee una bella ricetta e' quello che ci vuole per riempire l'ancora pietosamente vuoto archivio di Ottobre, e magari incidentalmente anche un paio di stomaci.
Che ci volete fare, la primavera a me mette solo sonno.

Questa e' una ricetta facilissima che ho inventato (o almeno credo di aver inventato, pure Google non pare conoscerla) nel tentativo di utilizzare ingredienti che stavano per rendere l'anima a Dio, che buttare cibo e' una delle cose piu' tristi nella vita di tutti i giorni. E davvero quel povero porro mi supplicava di essere fatto a pezzetti subito piuttosto che passare un'altra notte in frigo.

Quindi, armiamoci di bicchiere e vitamina R ed andiamo a leggere la ricetta.

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