mercoledì, novembre 19, 2008

La storia non si cancella



e questa e' anche la mia storia.
la storia di una bambina di tre anni che correva negli spalti della tribuna mentre in campo giocava suo fratello.
e della stessa bambina a otto anni, per mano alla mamma, davanti alla bancarella in cui avrebbe comprato il cappellino e la sciarpa della sua squadra. quella sciarpa di lana,caldissima, che negli anni era diventata il doppio della lunghezza, quasi a voler crescere insieme alla bambina. quella sciarpa che quando si cantava 'rossoneriolè' veniva tenuta anche da altre due persone, tanto bastava per tutti. quella sciarpa che la bambina prima e la ragazza poi avrebbe portato un po' ovunque, da trieste a palermo, sotto la neve di piacenza e nel caldo del giugno al Porta Elisa, lo stadio.
quello stadio che vogliono far finire nel dimenticatoio, troppo vecchio e centrale per i ritmi moderni. quello stadio in cui la bambina ha passato uno dei tempi migliori della sua vita, il tempo dei Mars e degli Estatè, e che l'adulta vede come una casa, grande, colorata, fuori moda, così accogliente. quello stadio dove si poteva vedere un pezzo di partita dalle mura, con l'orecchio attaccato alla radiolina, pur di non pagare il biglietto e dove a primavera, nella fossa, c'erano le rane. quello stadio che aveva anche una voce propria, prestatagli da un simpatico signore che pronuncia ancora la parola giuoco e che in quello stadio ha visto la sua prima partita, col babbo, più di cinquant'anni fa, quando giocammo contro il Grande Torino.
in quello stadio la bambina ha pianto per l'ingiustizia di un pallone che è sempre rotondo, ha esultato per la gioia insensata e collettiva di un gol, ha cantato a squarciagola per il gusto di farlo insieme agli altri, si è innamorata come solo le bambine sanno fare e si è legata per sempre alla sua squadra.
quella squadra.
la squadra dove ha giocato suo fratello, quando era ancora in C2. la squadra che in quei fantastici anni alla fine degli 80 si ritrovò a trascinare un'intera,estasiata città fino alla serie B, con l'Omone e la sua pazza, inconcepibile Zona. la squadra di 'Pinna,Vignini,Russo,Pascucci,Monaco,Montanari,Di Stefano,Giusti,Paci,Donatelli e Simonetta' cantilenata a scuola ed immortalata sull'asta della bandiera con l'Uniposca rosa.
la squadra di Di Francesco e le sue corse sull'ala. La squadra di Rastelli e le sue accelerazioni. La squadra di Paci e i suoi gol, di Carruezzo e i suoi gol, di Simonetta e le sue punizioni e di Salvi, e pure dei suoi gol, anche quelli fantasma. la squadra dei Panterfront e delle trasferte di Pisa, Carrara, LaSpezia e, beh, anche di Montevarchi. la squadra che andò vicina così ad eliminare l'Inter in coppa italia e che incontrò la Fiorentina in campionato, senza mai perdere.
la mia squadra.
e dopo 103 anni me l'hanno tolta.
mi hanno tolto colori, odori, suoni e orgoglio lunghi 22 anni.
ma non i ricordi.
e la passione.
Addio Libertas, la storia, la mia storia, non si cancella.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Condoglianze! Russo era nostro!

Anonimo ha detto...

Grazie di avermi fatto piangere ancora una volta, spero siano lacrime catartiche...la Lucchese non esiste più, sembra impossibile. L'ho seguita anche in terza categoria, eppure non ero ancora pronta perchè la parola fallimento fosse associata alla nostra gloriosa squadra. Ci restano i ricordi, ma abbiamo solo un passato e non più un presente e un futuro. Niente sarà più come prima. Non so che altro dire, sai già tutto da te anche dall'altra parte del mondo.
Baci
Lazzina

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