Buenos Aires e' un assalto ai sensi. Ma tipo assalto di cavalleria pesante, niente di meno. E riguarda tutti i sensi, olfatto e udito in primis, seguiti a ruota da vista, gusto e tatto.
Buenos Aires non fa prigionieri. E' sonora, caotica, sboccata, sporca e profuma di cibo e di corpi e di sudore e di fiori. Il silenzio, qui, non l'hanno proprio inventato.
E a Buenos Aires mi ritrovo in un caldo sabato primaverile a girovagare per le strade semi-deserte del weekend in cerca di un monumento caratteristico per scattare questa foto.
Il perche' ancora non lo so, forse un giorno lo chiedero' al diretto interessato.
O forse no, lasciando libera la mia fantasia e divertendomi ad immaginare storie e possibili finali legati a questo mio piccolo gesto per un'altra persona.
La richiesta era semplice, ma dettagliata:
ti prego, sabato 24 novembre, procurati un quotidiano di Buenos Aires e trova un fiore - un fiore qualsiasi, non mi importa dove lo prendi (scusami, amico mio, e scusate giardinieri argentini, ma l'ho strappato da un'aiuola) e se ce la fai, scatta una foto del fiore e del quotidiano con la data in bella vista ed in un posto con un monumento caratteristico della citta', insomma che si capisca bene che siamo a Buenos Aires (ehi, lo vedete la' sullo sfondo, l'obelisco,vero?).
Poi manda la foto a me, imbusta fiore e pagina del giornale e spediscila a questo indirizzo in citta', sperando che arrivi per il 28, quando c'e' la luna piena...
Impossibile ignorare una tale richiesta, insopportabile la curiosita' di sapere la fine di questa storia.
Ma poi, esistono davvero storie che hanno una fine?
1 commento:
...per questa cosa qui spero di no...si attende pubblicazione prossimo indizio...e chiaramente risposta di questa qui eh!!!
Sara
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