Ieri un altro pezzo della mia infanzia se n'e' andato. E' inevitabile che i nonni rimangano con noi solo per un breve, a volte brevissimo, pezzo del nostro cammino, ma i ricordi che ci hanno dato restano li' per sempre, come giorni assolati di un'estate senza fine.
Ieri abbiamo dovuto salutare la Cesarina (La Cesarina e non semplicemente Cesarina, che per noi gli articoli sono tutto), la vicina di corte dei miei nonni e a sua volta nonna di un'altro terribile maschiaccio - nonche' capo brigata per eta' e immaginazione sfrenata - della nostra combriccola di bambine di quell'aia la' a Serravalle.
La Cesarina mi ha introdotto all'arte dell'acqua frizzante fatta con le bustine, la Cristallina? o Brillantina? Non ricordavo il nome allora e non lo ricordo adesso...ma tutti la usavamo e ne andavamo fierissime: cioe' mica e' cosa da tutti i giorni buttare una polvere bianca dentro l'acqua del rubinetto e farla diventare meglio della Ferrarelle,eh.
Soprattutto, pero', sua era l'invenzione della bevanda mitica della mia infanzia: il succo di frutta al latte. Nel senso che prendeva un succhino delle bottigline di vetro, rigorosamente pera o pesca o albicocca, e lo rovesciava in un mezzo bicchiere di latte freddissimo. Una bella mescolata col cucchiaio et voila', una goduria infinita!!! Ed altrettanta infinita fonte di mal di stomaco, specie nell'acidissima accoppiata con la merenda a pomodoro
strusciato sul pane.
La casa della Cesarina era speculare ma un po' diversa a quella dei miei nonni, che le dava un'aria piu' misteriosa. In piu' aveva una pericolosissima passarella senza ringhiera che dava sulla seconda rampa di scale ed ovviamente la Cesarina era sempre preoccupatissima che ci andassimo a giocare, magari a vedere se potevamo saltare da li' al piano di sotto con un sacchetto della spesa a farci da paracadute. (
true story, ma di solito usavamo i cigli dei campi terrazzati, tranquilli).
Quindi, dato che lei camminava col bastone, si era inventata (o l'aveva inventato mio nonno, o forse l'Elena) di essersi fatta cosi' male cadendo dalla passarella e che la stessa sorte sarebbe toccata pure a noi, se non smettevamo di andarci a giocare.
Devo confessare che ancora oggi questa rimane l'unica spiegazione che ricordo del fatto che la Cesarina sia sempre dovuta andare in giro con un bastone.
La Cesarina, poi, aveva questi capelli lunghi e biondi che io non sono mai riuscita a vedere sciolti. Erano sempre raccolti stretti stretti in uno chignon a banana super stiloso. Talmente tanto che la Federica le aveva chiesto di fargliene uno uguale per un matrimonio, e stava benissimo!
La Cesarina, soprattutto, ci voleva bene.
A tutte noi bambine dalle ginocchia sporche e i capelli aggrovigliati e pieni d'erba, che le piombavamo in casa a tutte le ore a chiedere cibo, bevande o storie.
E lei che sembrava sempre la piu' seria, la piu' severa, ci ha portate con se' nel suo cuore per tutti questi anni, considerandoci tutte come "le sue bimbe".
E' difficile dover dire addio ad una persona che non vedi da anni ma che e' parte cosi' integrata di tutti i ricordi belli della tua infanzia.
Anzi, la realta' e' che non si puo' proprio: la Cesarina per me e' sempre la', nell'aia assolata di Serravalle, che ci guarda giocare a Bud Spencer e Terence Hill, godendosi l'ultimo sole.
E se mi fermo un attimo ed ascolto bene bene, riesco anche a sentire l'inconfondibile e ritmato toc-toc-toc del bastone sulla pietra che preannuncia sempre il suo arrivo.