domenica, giugno 22, 2014

Sono iniziati i Mondiali e neppure io mi sento troppo bene.

Eh, lo so, vi aspettavate tutti che commentassi queste prime fasi del mio Secondo Mondiale antipodiano.  Quindi eccomi qui.

Che una spera sempre:"lontano dagli occhi lontano dal cuore" e invece quella benamata cippa. In tutta Welly, non me ne abbiano gli altri tifosi e compatrioti, pero' solo er Gajardo e la sottoscritta hanno quei crampi allo stomaco sintomatici da secoli del tifoso compulsivo.
Una sottospecie protetta e difficile da individuare a prima vista, perché il tifoso compulsivo si traveste da ct della Nazionale così come il resto degli Italiani (e Italiane), mimetizzandosi abilmente fra le schiere di appassionati del gioco più bello del mondo.
Che, ovviamente, per noi italiani e' quello di credere di poter far meglio il lavoro di Prandelli.

(tesoro mio, ma davvero si gioca con Balo la' davanti come punta unica, solo come un eschimese ai tropici?)

(e la difesa a tre che se fosse un colino sotto una cascata farebbe passare meno acqua?)

(e vogliamo davvero parlare della figuraccia che ha fatto fare all'Italia intera il povero Paletta: decenni a costruire un'immagine fashion rasi al suolo nei tre secondi sufficienti ad inquadrare il suo terribile taglio di capelli)

Ma dicevamo. Il tifoso compulsivo purtroppo non si accontenta del dilettarsi della sua superiore conoscenza tecnica, no, magari. Lui soffre. Tantissimo.

Soffre già dal giorno prima mentre ne parla su skype con la mamma. Soffre mentre punta la sveglia alle 3.20 di mattina che la partita se la vuole andare a vedere al pub in compagnia degli altri come lui, memore del nobile adagio 'mal comune...'. Soffre mentre canta l'inno a squarciagola e finisce applaudendo ed incitando quegli undici baldi giovani in pantaloncini. Soffre perché già dai primi minuti quel fastidioso dolore alla bocca dello stomaco gli fa capire che e' serataccia. Soffre pensando a quattro anni fa.

Soffre quando capisce che ormai e' andata, che da una mezz'ora senza tiri in porta non può venir fuori un pareggio, ma non riesce ad abbandonare la speranza e fissa ogni passaggio come se potesse spingerla lui quella palla al di la' della linea.

Il tifoso compulsivo e' quello che poi dice a tutti che con questa squadra lo si sapeva che non saremmo andati da nessuna parte e se si perde col Costa Rica e' giusto che si torni a casa di corsa e che l'Uruguay di Cavani non aspetta altro di sotterrarci nel terreno già iperconcimato degli stadi brasiliani.

Pero' un attimo dopo ricominciano i crampi. E lui sa che nonostante tutto il buonsenso del mondo mercoledì mattina si troverà di nuovo a cantare a squarciagola l'inno ore prima dell'alba, sperando segretamente che non possa finire così, che quattro anni sono lunghi da far passare e che in fondo, contro ogni logica, si può ancora vincere ogni partita.

Ciao gente, mi muovo più io di Thiago Motta



martedì, giugno 17, 2014

L'Italiano di Merda

Ci hai il marito appena operato al ginocchio che non riesce a stare fermo dal dolore ed ha pure la febbre a 39. Gli hanno fatto passare la notte con la gamba legata perche' gli era parsa una brillante idea, ma quando l'ha saputo il primario a momenti partivano gli scappellotti.

Quindi sei, come dire, un'attimo preoccupata e dato che ci hai pure piu' di 70 anni sei anche molto ma molto stanca. Prima di tornare a casa ieri sera incontri il dottore di turno e gli chiedi un po' di notizie, soprattutto per via di questa febbre alta che non fa dormire tuo marito e fra l'altro lo sta rallentando tantissimo nella riabilitazione. (che va solo a sommarsi al fatto che nel weekend i fisioterapisti non ci sono e quindi nessun esercizio, arrangiatevi).

E il dialogo e' piu' o meno questo:
M(amma): "Salve dottore, mio marito ha ancora la febbre alta, avete capito come mai?"
D(ottore):"Ah e noi che ne sappiamo signora."
M:"Beh, dottore, se non lo sapete voi...e' sicuro che non ci sia, chesso', un'infezione?"
D:"Nono, gli diamo due flebo di antibiotici il giorno, quindi e' tutto sotto controllo."
M:"Ah grazie mille, pero' mio marito non riesce a dormire per via della febbre, non sarebbe possibile dargli una tachipirina per vedere se riposa meglio?"
D:"Senta signora, ma lei che lavoro fa?"
M:"Oh che lavoro vuole che faccia, dottore, sono pensionata."
D:"Ecco, ed invece io sono il Dottore, quindi lo so io cosa fa bene o no a suo marito. Buonasera"

Ovviamente la mamma non se n'e' andata senza avere l'ultima battuta (del tono "buonasera a lei, Dottore, io le augurerei volentieri che ci fosse sua  moglie al posto di mio marito, ammesso che lei ce l'abbia, una moglie.) e l'episodio in se' si e' concluso li'.  Che mica c'e' nulla di grave in questo dialogo.
C'e' giusto l'ennesimo esempio di come spesso ti puoi ritrovare davanti al classico esemplare di Italiano di Merda, ovvero il cultore del 'lei non sa chi sono io', colui che in qualche modo deve far valere la sua superiorita' a tutti i costi, perche' vuoi mettere poi come dormi meglio una volta sfogate le tue frustrazioni meschine contro una persona stanca e preoccupata? Po-po-po-popopo. Bello vincere facile,eh?

E lo so che alcuni di voi - come ha fatto notare pure lo Stregone - potrebbero obbiettare che i dottori in corsia devono fare spesso i conti  con parenti supponenti che sono sicuri di possedere la verita' assoluta su come curare il loro caro e la cosa a lungo tempo ti puo' logorare, pero' io non sono d'accordo: se il tuo lavoro e' quello del medico di corsia, l'aver a che fare con gente stressata e' parte integrante del tuo mestiere. Se la cosa ti da' fastidio, beh forse dovevi fare il paleontologo specializzato in microfossili. Tranquillo che cosi' non ti veniva a disturbare nessuno.

Dal resto del personale di corsia, come ad esempio gli infermieri, tutti pretendiamo sempre non solo professionalita' ma pure cortesia e disponibilita', mentre ci va bene se certi dottori si sentono in diritto di comportarsi nei tuoi confronti un po' come gli pare, come se loro avessero ricevuto la mistica infusione della Conoscenza e tu invece sei solo una caccola sulla crosta terrestre.
Beh, caro mio, sai che ti dico? Puoi anche aver la migliore media di voti della storia della Scienza, ma se non riesci a dialogare con i tuoi pazienti e i loro preoccupati parenti, non sarai mai un buon dottore. Al massimo puoi aspirare a diventare l'ennesimo Italiano di Merda.

venerdì, giugno 13, 2014

Di canzoni e acqua calda

E' verita' universalmente riconosciuta che noi esseri umani leghiamo indissolubilmente le nostre emozioni alla musica.

Come si evince anche dal suggestivo titolo di questo post (di cui vado ovviamente fiera), non ci penso lontanamente a mettermi a disquisire sul fatto di quanto certe canzoni, gia' dalle prime tre note, ti ripiombino anche a distanza di decenni nello stesso stato d'animo - positivo o negativo ma di sicuro potente - in cui l'avete ascoltate in un preciso momento della vostra vita.
Credo che abbiano fatto piu' saggi su questo argomento che sulla rotazione dei pianeti nel sistema solare.

Ovviamente c'e' questo fatto che la maggior parte delle volte in cui leghiamo piu' o meno inconsciamente un'esperienza ad una canzone, siamo alle prese con questioni di cuori, spesso e volentieri rotti. Alzi la mano chi fra noi non si ricorda la canzone che passavano alla radio quando l'abbiamo conosciuto e che rispecchiava cosi' bene la nostra storia, la canzone di quando abbiamo fatto l'amore per la prima volta, la canzone di quando lui ci ha detto che in realta' era innamorato di un'altra, la canzone di quando andavate a stalkerarlo di nascos e cosi' via.

(Io mi ricordo che all'epoca c'era questa canzone dei Tiro Mancino, Per me e' importante, che giusto trenta secondi fa mentre la stavo googlando mi ha dato ancora un po' di quel familiare senso di fastidio in fondo allo stomaco, ma all'epoca, e si parla di 10 anni fa, era capace di gettarmi in istantanee ed incontrollabili crisi di pianto. Ed io ce l'avevo sull'ipod, che ascoltavo rigorosamente in modalita' Shuffle. Perche' l'arte del farsi del male e' nobile, antica e va esercitata con maestria.)

Futili divagazioni a parte, per me una delle parti piu' belle di tutta la faccenda e' che non devono per forza esserci di mezzo delle questioni di cuore per far scattare l'alchimia canzone - momento indimenticabile. A volte ci capita di vivere questi giorni, o ore, o anche attimi in cui tutto sembra davvero perfetto cosi', indipendentemente dal nostro grado di felicita' o soddisfazione nella vita.
Quelli in cui ti viene da dire: "Ok, ora capisco perche' sono qui."
Sono momenti rarissimi, quasi unici, ma la stragrande maggioranza di noi li ha vissuti almeno una volta nella vita. E spesso, chissa' per quale coincidenza astrale, c'e' una canzone ad accompangnarli.
Ma.  (e qui scatta la parte piu' divertente)
Il semplice fatto che ovviamente non siamo noi a controllare cosa passi alla radio o nella mente di un dj quando uno di questi momenti perfetti accade, fa si' che spesso e volentieri ci si ritrovi con affibbiata ed indelebilmente marcata come fantastica nel nostro inconscio piu' profondo una canzone che in condizioni normali non ci sogneremmo manco sotto tortura di inserire nella nostra playlist.

Pero' ce l'avete tutti, nella vostra libreria ITunes, quella canzone li', lo vedo dal ghigno imbarazzato.
Ed  ammettetelo che, quando la riascoltate, in un locale, in macchina o al supermercato, vi ritrovate a sorridere beati e magari anche a muovere la testa a tempo incuranti degli sguardi perplessi che vi circondano.

L'altro venerdi' la mia l'hanno passata al pub mentre bevevo una birra con capi e colleghi. Ho iniziato inconsciamente a oscillare la testa a ritmo e mi sono un'attimo estraniata dalla conversazione. Ovviamente, dopo che un sufficiente numero dei sopracitati sguardi perplessi mi ha riportato alla realta', ho dovuto spiegare cosa mi ricordasse quella canzone e perche' mi piacesse cosi' tanto...e, in maniera un po' sorprendente, tutti si sono uniti al discorso con entusiasmo tirando fuori le loro canzoni 'imbarazzanti' legate ai loro momenti felici: il falo' sulla spiaggia da ragazzini con tanto di chitarra e canzoni stonate, il giorno che i genitori li portarono a fare il bbq da piccoli nella piscina all'aperto e alla radio passavano sempre quella canzone, il viaggio in treno zaino in spalla verso Praga quella notte di troppi anni fa...

(o il momento di una festa Erasmus in Grecia, dove ci ritrovammo abbracciati in circolo, italiani, cecoslovacchi, spagnoli, francesi e rumeni; giovani, felici, ebbri e liberi. Profondamente diversi ma stretti insieme in quel preciso istante ad urlare a squarciagola "It's my life! And it's now or never...Ain't gonna live for ever!")

E la serata e' finita cosi', con tutti ad esibire il nostro miglior sorrisone bambinesco e lo sguardo un po' meno a fuoco, intenti come si era a rivivere quel nostro momento perfetto mentre lo raccontavamo agli altri. E tu poi ci ripensi e ti rendi conto di quanto la verita' universale citata ad inizio post sia veramente 'universale'. Metti insieme persone di cultura, eta', esperienza di vita molto diverse fra loro e stai pur sicura che condivideranno almeno un elementare ma incredibile aspetto dell'essere umani: l'inafferrabile legame fra note ed emozioni.
Beh, cose del genere valgono bene una playlist non proprio perfetta, non credete?


mercoledì, giugno 04, 2014

Cena Messicana! (o piu' o meno)

Ovvia, era un po' di tempo che non mi pubblicavo una bella ricettina, quindi inizio questo giugno in cui tutti voi ve ne state spaparanzati in spiaggia e noi accoccolati davanti al camino con uno dei confort food (espressione di cui ancora non so il significato preciso ma che mi fa tanto di casa e cose buone!) preferiti della premiata ditta Antonini-Puccioni: la cena messicana, tutta rigorosamente fatta in casa, adesso pure l'insalata!

eh,non si frigge mica con l'acqua qui (purtroppo)

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