Per come la vedo io, mi pare semplice.
Ma si sa, io vivo al di la' del mare ed in quelle strane lande le notizie arrivano distorte dall'orizzonte.
Spesso perdono per la strada tutte le sovrastrutture creategli addosso laddove nascono.
Quello che vedo io e' un gruppo di persone talmente ricche e privilegiate da aver perso totalmente il contatto con quella realta' - anch'essa a sua volta molto piu' ricca e privilegiata di tante altre - che li circonda.
Questo gruppo di persone, spesso anziane, potenti e senza molto interesse per chi non faccia parte della loro cerchia di amici e parenti, si sono permesse di fare i loro comodi per tanto, troppo tempo, godendo spesso di un'impunita' autoprodotta ed ammirata dalla gente comune che contina a dar loro potere per fiducia (?) o rassegnazione.
Poi a volte accade che queste persone si lascino prendere un po' la mano, forse pensano davvero di essere intoccabili e migliori degli altri, forse tutte le feste, i party in costume, le serate eleganti e quelle bunga-bunga li hanno portati a credere di vivere in un mondo dorato al di fuori della comune decenza. E della legge.
Ed io ci credo che a loro sembri poi del tutto normale vantarsi al telefono di aver illegalmente acquisito una banca o dire che quella casa li' gli e' stata regalata a sua insaputa.
O telefonare alla procura sostenendo che quella ladra minorenne li' in realta' e' la nipote di Mubarak, anche se di diversa nazionalita'.
(che se devo dire la verita', a me questa cosa della nipote di Mubarak e e' sempre sembrata la battuta finale di una barzelletta sconcia)
Che per loro alla fine l'importante e' rimanere nelle proprie poltrone e continuare a fare i propri comodi senza essere disturbati. E che fastidio e che sorpresa, che indignazione e forse che paura, quando ad uno di loro viene ricordato che se ti beccano con le mani nel vasetto della marmellata manco il Dio degli avvocati te la puo' scansare questa volta.
Son cose che uno ci rimane male, sono limitazioni della propria personale idea di poter fare tutto quel ca**o ti salti per la mente in quel momento. E a che serve essere potenti e ricchi se poi si deve davvero rendere di conto delle proprie azioni?
Al solito, in un paese con una mentalita' diversa a questo punto la persona beccata si ritirerebbe dalla scena con la poca grazia e dignita' rimastagli, che altrimenti lo verrebbero a trascinare via con l'uncino usato contro i dilettanti molesti nelle rassegne di cabaret.
Ma ci vorrebbe un paese dove persone del genere non fossero a loro volta adulate e sostenute strenuamente da una moltitudine di altre che per ignoranza, interesse, mentalita', genuina convinzione, bastiancontrariesmo, antipatia per l'avversaro o semplice gusto del macabro continuano imperterrite ad ascoltarle.
Nel silente ed apatico disinteresse di tutti gli altri.
martedì, giugno 25, 2013
martedì, giugno 18, 2013
Il Bofonchio
L'estate per me era quella passata dai nonni. Se chiudo gli occhi sono solo i ricordi di Serravalle che si accavallano nella memoria, talmente tanti e talmente vividi che si rincorrono, si spingono, lottano l'uno con l'altro per affiorare per primo ai margini delle mie sinapsi.
Razionalmente so che la maggior parte di quelle estati devo averla passata a Lucca, ma semplicemente quei ricordi sono troppo deboli e pigri per poter competere.
La mattina il sole filtrava dalle spesse persiane di legno verdi e di sotto in cucina si sentiva gia' l'odore del caffellatte scaldato nel pentolino sul fuoco. Correvo a piedi nudi sulla fredda pietra serena delle scale e mi fiondavo sulla colazione, dove la sfida di ogni giorno era riuscire a spalmare un manto di burro perfetto sulla fetta biscottata senza romperla. Piu' difficile da fare che da dire, e mi ritrovavo con la fronte corrucciata dalla concentrazione.
Poi ovviamente non c'era mai tempo per lavarsi, nonostante le proteste neanche troppo convinte della nonna, perche' le testoline della Sara e della Francesca stavano gia' spuntando dal viottolino dellla Villa e quindi era tempo di chiamare l'Elena, salutando in fretta i suoi nonni che abitavano nella porta accanto e poi correre su per le scale della grande casa colonica fino all'appartamento nella mansarda dove stavano le ultime due della brigata, l'Arianna e la Francesca. Che le Francesce nel nostro gruppo erano le sorelle minori, ovvero quelle che si prendevano sempre il ruolo di Tati quando giocavamo ad Occhi di Gatto.
Ci trovavamo tutte e sei nell'aia di pietra gia' inondata dal sole, e se proprio faceva caldo ci fermavamo all'ombra del grande cipresso, quello che forse era stato colpito da un fulmine tanto tempo fa ed aveva ancora un'enorme cicatrice sul tronco. A me quella storia del fulmine non mi aveva mai convinto molto, ma l'Elena era sicura e lei che era la piu' grande queste cose le sapeva,eh. E poi come disegnava bene lei il sole di Pollon, quello con la sigaretta in bocca, nessuna mai, proprio.
Poi giocavamo. Avevamo tutte le nostre borse di plastica piene di giochi, io ero forte per la Barbie e tutti i suoi accessori, l'Arianna invece aveva i pentolini piu' bellissimissimi, con addirittura la macchina del caffe' tutta in plastica gialla!
Con i pentolini facevamo le torte di fango e gli spaghetti di erba piu' buoni della storia, ma servivano anche per dubbi protoesperimenti scientifici, come quando riempimmo la pentola piu' grande con i girini del lago e la lasciammo fuori tutta la notte sperando di vederli diventare ranocchie.
La mattina dopo la pentola era rovesciata e i girini spariti. L'Elena disse che dovevano essersi sicuramente gia' trasformati in ranocchie, ma entrambe guardammo con molto sospetto la Mima - gatta arcaica di fattoria, madre padrona di infinite cucciolate e spietata assassina di rondoni e topi - che ci osservava sorniona da una panca all'ombra. Rileccandosi.
Ma i giochi piu' belli non avevano bisogno di supporti materiali, avevamo una fantasia incontrollabile in quei caldi giorni d'estate e uno spazio per giocare quasi infinito. E allora giocavamo ai cowboys con il bivacco segreto, al Libro della Giungla, Robin Hood, Miominiponi, Occhi di Gatto, Lilly ed il Vagabondo ed anche a "Bud Spencer e Terence Hill" tutti impersonati rigorosamente da noi, e che lotte per scegliere i personaggi!
Ed il periodo buio che segui' la visione del film "Anche gli angeli mangiano i fagioli" in cui l'Elena ed io ripudiammo l'amato Terence per Giuliano Gemma. Ma poi rinsavimmo e ci vergognammo molto per quella debolezza, sperando che Terence ci perdonasse.
Dopo il pranzo, la pasta con il burro e l'Ortolina era la preferita di sempre, c'era il momento piu' temuto della giornata: il riposo forzato. Fuori l'aria sopra l'aia vibrava e fremeva per il caldo e le cicale stridevano in un enorme concerto dissonante, ma era lo stesso un'impresa convincerci a stare in casa, ad andare a letto...a volte toccava pure scomodare la Vecchia della Cabina per farci riposare almeno un paio d'ore.
E poi di nuovo via, a correre, bisticciare, fare la pace, sparire a mezz'ore intere nel bosco giocando a nascondino finche' quello alla conta non si arrendeva urlandolo a squarciagola...e i ruzzoloni nel ciglio, i salti giu' dai terrazzamenti con i sacchetti di plastica che facevano da paracaduti, Strega Comanda Colori, Un due tre...Stella e non vale ti sei mossa l'ho visto! Fino a crollare dalla stanchezza, le ginocchia incrostate di terra ed erba, un taglietto in piu' sul braccio da succhiare via il sangue mentre la nonna ti accompagna a fare il bagno prima di cena.
Ma la giornata mica finiva li'. Dopocena, mentre gli adulti arrivavano a gruppetti alla grande casa colonica e si ritrovavano sotto la Capannina a giocare a carte o semplicemente a chiacchierare sui gradini delle case, noi tiravamo fuori le Barbie, montavamo le case, rovesciavamo i vestiti per terra e ci lanciavamo in folli storie collettive con troppe femmine e troppi pochi Ken, bisticciavamo ancora un po' ma di solito un paio di scarpe giocattolo prestate risollevavano il morale, piccole donne che stavano crescendo...nel cielo le stelle brillavano limpide e la Mima si accucciava su uno dei mucchi dei vestiti e ci osservava distratta, un'altra delle sue cucciolate da tenere sott'occhio.
Ma poi d'improvviso arrivava lui, l'essere piu' temuto, l'unico in grado di farci scappare via terrorizzate e quindi essere facilmente convinte ad andare a letto: il Bofonchio. Che da noi cosi' si chiama il calabrone.
Lo annunciava quasi sempre il rumore del suo volo mentre pazzo per la luce si fiondava verso le lampade fuori e rimbalzava via in ampi giri sopra le nostre teste.
Razionalmente so che la maggior parte di quelle estati devo averla passata a Lucca, ma semplicemente quei ricordi sono troppo deboli e pigri per poter competere.
La mattina il sole filtrava dalle spesse persiane di legno verdi e di sotto in cucina si sentiva gia' l'odore del caffellatte scaldato nel pentolino sul fuoco. Correvo a piedi nudi sulla fredda pietra serena delle scale e mi fiondavo sulla colazione, dove la sfida di ogni giorno era riuscire a spalmare un manto di burro perfetto sulla fetta biscottata senza romperla. Piu' difficile da fare che da dire, e mi ritrovavo con la fronte corrucciata dalla concentrazione.
Poi ovviamente non c'era mai tempo per lavarsi, nonostante le proteste neanche troppo convinte della nonna, perche' le testoline della Sara e della Francesca stavano gia' spuntando dal viottolino dellla Villa e quindi era tempo di chiamare l'Elena, salutando in fretta i suoi nonni che abitavano nella porta accanto e poi correre su per le scale della grande casa colonica fino all'appartamento nella mansarda dove stavano le ultime due della brigata, l'Arianna e la Francesca. Che le Francesce nel nostro gruppo erano le sorelle minori, ovvero quelle che si prendevano sempre il ruolo di Tati quando giocavamo ad Occhi di Gatto.
Ci trovavamo tutte e sei nell'aia di pietra gia' inondata dal sole, e se proprio faceva caldo ci fermavamo all'ombra del grande cipresso, quello che forse era stato colpito da un fulmine tanto tempo fa ed aveva ancora un'enorme cicatrice sul tronco. A me quella storia del fulmine non mi aveva mai convinto molto, ma l'Elena era sicura e lei che era la piu' grande queste cose le sapeva,eh. E poi come disegnava bene lei il sole di Pollon, quello con la sigaretta in bocca, nessuna mai, proprio.
Poi giocavamo. Avevamo tutte le nostre borse di plastica piene di giochi, io ero forte per la Barbie e tutti i suoi accessori, l'Arianna invece aveva i pentolini piu' bellissimissimi, con addirittura la macchina del caffe' tutta in plastica gialla!
Con i pentolini facevamo le torte di fango e gli spaghetti di erba piu' buoni della storia, ma servivano anche per dubbi protoesperimenti scientifici, come quando riempimmo la pentola piu' grande con i girini del lago e la lasciammo fuori tutta la notte sperando di vederli diventare ranocchie.
La mattina dopo la pentola era rovesciata e i girini spariti. L'Elena disse che dovevano essersi sicuramente gia' trasformati in ranocchie, ma entrambe guardammo con molto sospetto la Mima - gatta arcaica di fattoria, madre padrona di infinite cucciolate e spietata assassina di rondoni e topi - che ci osservava sorniona da una panca all'ombra. Rileccandosi.
Ma i giochi piu' belli non avevano bisogno di supporti materiali, avevamo una fantasia incontrollabile in quei caldi giorni d'estate e uno spazio per giocare quasi infinito. E allora giocavamo ai cowboys con il bivacco segreto, al Libro della Giungla, Robin Hood, Miominiponi, Occhi di Gatto, Lilly ed il Vagabondo ed anche a "Bud Spencer e Terence Hill" tutti impersonati rigorosamente da noi, e che lotte per scegliere i personaggi!
Ed il periodo buio che segui' la visione del film "Anche gli angeli mangiano i fagioli" in cui l'Elena ed io ripudiammo l'amato Terence per Giuliano Gemma. Ma poi rinsavimmo e ci vergognammo molto per quella debolezza, sperando che Terence ci perdonasse.
Dopo il pranzo, la pasta con il burro e l'Ortolina era la preferita di sempre, c'era il momento piu' temuto della giornata: il riposo forzato. Fuori l'aria sopra l'aia vibrava e fremeva per il caldo e le cicale stridevano in un enorme concerto dissonante, ma era lo stesso un'impresa convincerci a stare in casa, ad andare a letto...a volte toccava pure scomodare la Vecchia della Cabina per farci riposare almeno un paio d'ore.
E poi di nuovo via, a correre, bisticciare, fare la pace, sparire a mezz'ore intere nel bosco giocando a nascondino finche' quello alla conta non si arrendeva urlandolo a squarciagola...e i ruzzoloni nel ciglio, i salti giu' dai terrazzamenti con i sacchetti di plastica che facevano da paracaduti, Strega Comanda Colori, Un due tre...Stella e non vale ti sei mossa l'ho visto! Fino a crollare dalla stanchezza, le ginocchia incrostate di terra ed erba, un taglietto in piu' sul braccio da succhiare via il sangue mentre la nonna ti accompagna a fare il bagno prima di cena.
Ma la giornata mica finiva li'. Dopocena, mentre gli adulti arrivavano a gruppetti alla grande casa colonica e si ritrovavano sotto la Capannina a giocare a carte o semplicemente a chiacchierare sui gradini delle case, noi tiravamo fuori le Barbie, montavamo le case, rovesciavamo i vestiti per terra e ci lanciavamo in folli storie collettive con troppe femmine e troppi pochi Ken, bisticciavamo ancora un po' ma di solito un paio di scarpe giocattolo prestate risollevavano il morale, piccole donne che stavano crescendo...nel cielo le stelle brillavano limpide e la Mima si accucciava su uno dei mucchi dei vestiti e ci osservava distratta, un'altra delle sue cucciolate da tenere sott'occhio.
Ma poi d'improvviso arrivava lui, l'essere piu' temuto, l'unico in grado di farci scappare via terrorizzate e quindi essere facilmente convinte ad andare a letto: il Bofonchio. Che da noi cosi' si chiama il calabrone.
Lo annunciava quasi sempre il rumore del suo volo mentre pazzo per la luce si fiondava verso le lampade fuori e rimbalzava via in ampi giri sopra le nostre teste.
"Presto, veloci, raccogliete i vostri giochi e scappate in casa!" ci dicevano gli adulti, quel sorriso appena accennato sulle labbra che noi eravamo troppo spaventate per notare. E ubbidivamo solerti, forse per la prima volta in tutta la giornata.
Ma tanto poco importava.
Perche' sapevamo che ci saremmo di nuovo ritrovate sull'aia la mattina dopo e tutte le altre mattine a seguire ed avremmo continuato le nostre storie come se il Bofonchio non ci avesse mai interrotte, in quelle estati lontane che per noi avrebbero dovuto continuare per sempre.
La Domatrice (Lilia Migliorisi) |
(PS. la foto qui sopra l'ho rubata senza chiedere all'illustratrice piu' brava e con il lavoro piu' sbagliato che ci sia, se non la conoscete vergognatevi subito e fatevi un giro nel suo blog!)
lunedì, giugno 10, 2013
Dichiarando
Parlavo oggi con un amico che mi raccontava come ha fatto la dichiarazione alla moglie.
E devo ammettere che questi uomini, quando ci si mettono, possono essere dei romanticoni che guardi signora mia, che cuore d'oro, non me lo credevo proprio!
Le dichiarazioni piu' belle che mi sono state raccontate si dividono fra quelli che hanno scelto di far colpo con un luogo esotico, quelli che hanno giocato tutto sulla sorpresa e quelli che beh, raggiungono un livello di cuteness estremo. (*)
Alla prima collezione appartengono:
1. A mezzanotte in cima alla torre Eiffel
2. Ai bordi di un lago ghiacciato in Nuova Zelanda
3. Sul cratere di un vulcano attivo nelle Vanuatu
(non ci si fa mancare nulla in quanto ad esotico!)
Esempi della seconda sono:
1. Nascondere l'anello nella scatola di un trapano, facendola infuriare pretendendo di averne giusto comprato uno nuovo che serviva tanto e dicendole di aprire e vedere quant'e' bello...
2. Nascondere l'anello in un piatto di pastasciutta (rischiosissimo ma d'effetto)
3. Creare una caccia al tesoro per la casa con tanto di biglietti e minimappe. Quando si dice l'ammore.
Infine, orgogliosi rappresentanti della terza categoria sono:
1. G. che ha creato uno stuolo di petali di rose dall'ingresso della casa fino ad una foto di loro due e poi e' apparso dicendo "Allora, sei sicura di voler passare il resto della tua vita con me?". Vincitore del Premio Clark Gable della giuria!
2. M. che e' arrivato con torta, fiori e ovviamente anello nscosto in camera di lei che stava miserrima a letto con la febbre il giorno del suo compleanno, che accidentalmente era pure San Valentino. Attenzione: melassa allo stato puro!
3. Altro M. che per non sbagliare nel momento cruciale si e' scritto tutta la dichiarazione sul foglio, con anche suggerimenti a se stesso quali "Adesso prendile la mano" "Ora inginocchiati!" etc...cioe', il vincitore assoluto di cuteness dichiarativa!
(*) NB. Tutte queste dichiarazioni sono storie vere, ma filtrate nella mia instabile memoria...se i diretti interessati notano degli errori...beh, che se li tengano per se' e non facciano troppo i precisini, che qui c'e' gente che lavora ahem...dovrebbe lavorare!
Si', lettori curiosi, anche lo Stregone un giorno si e' dichiarato...e a modo nostro, come potete leggere qui.
E in quale categoria rientri una chiacchierata in scioltezza dichiarazione sensata proposta (ecco forse il termine piu' adatto) durante una scarpetta...beh, ai posteri l'ardua sentenza!
lunedì, giugno 03, 2013
Focaccine, ma buone eh!
Erano tipo mesi che non postavo una ricetta...perche' scrivere ricette su un blog e' di una fatica incredibile per il mio piccolo animo di zittella acida e pigra. Molto piu' facile instagrammare i piattini e spatasciarveli su facebook, se non fosse per quell'orribile serie di ashtags con cui il programma in questione si autoglorifica automaticamente e che ha me fa tipo un attimo di orticaria.
(tipo: #instafood #instafoodapp #instagood #food #foodporn --- foodporn???seriously?I miei spaghetti alle alici ti fanno davvero ingrifare? Te hai problemi, caro mio)
Ma bando alle ciance, che oggi voglio raccontarvi di queste piccole meraviglie: le focaccine aromatizzate, provate per la prima volta ieri sera che ci avevo la possibilità di usare gli amichetti come cavie e decisamente promosse a pieni voti perche' facili, veloci e gustose.
E poi fanno pure la loro porca figura, se mi permettete.
Ovviamente la ricetta non e' certo farina del mio sacco (ah-ah, capito il doppio senso? Vabbe' lasciamo perdere), ma ho copiato spudoratamente questa ricetta di Profumo di Lievito, con qualche piccola modifica.
Ingredienti (per circa 16 focaccine):
500gr farina (io ho usato 200 di manitoba e 300 di farina 00)
180gr latte (ne ho messi 80 di panna liquida, che avevo finito il latte...)
10gr sale
5gr zucchero
50gr olio evo
15-20gr lievito di birra fresco
Una salamoia fatta con sale, acqua bollente, e olio evo.
Per i diversi gusti:
Olive nere sgusciate e tagliate a pezzettini,
Rosmarino
Cipolla bianca tagliata a fettine sottili
Pomodori secchi sminuzzati
Origano
Preparazione:
Sciogliere il lievito nel latte tiepido e poi aggiungere 160gr di farina, mescolare bene e coprire.
Dopo un’oretta (dovrà essere ben gonfio) unire un po' di farina e mettere ad impastare (se avete una macchina impastatrice) oppure usare le proprie manine che sono sempre le macchine migliori. Magari, se bisogna proprio fare a mano, versarsi pure un bicchierino di Vitamina R e berlo d'un fiato, fa miracoli mentre si impasta!
Aggiungere il sale, lo zucchero ed il resto della farina continuare ad impastare. Unire infine l’olio a filo ed impastare fino ad ottenere una massa elastica. Mettere a riposo coprendo con un panno, meglio se in un luogo caldo (io uso il forno con la luce accesa, in mancanza di altro). Dopo 30-40 minuti dividere l'impasto in palline di circa 80 gr l'una, ma io ho fatto ad occhio e le mie erano grandi un po' meno del mio pugno, coprire con un panno e lasciare a riposo un'altra ora.
Passato quel tempo stendere delicatamente le palline ad un dito di spessore, trasferire in una o più teglie rivestite di carta da forno, coprire e tenere al caldo.
Dopo 25-30min spennellarle con la salamoia, creare delle fossette con la punta delle dita ed aggiungere ad ognuna il suo condimento (cipolle, rosmarino, olive, pomodorini e origano, ma un po' tutto quello che vi viene voglia di metterci...nessun limite alla fantasia!) pressandolo delicatamente nell'impasto in modo che non si separi dalla focaccia una volta cotta.
Dopo una trentina di minuti aggiungere alle focaccine un po' di sale grosso ed infornare per 12 – 13’ in forno preriscaldato a 200 gradi.
Risultato garantito e buonissime se mangiate con affettati e formaggi!
(tipo: #instafood #instafoodapp #instagood #food #foodporn --- foodporn???seriously?I miei spaghetti alle alici ti fanno davvero ingrifare? Te hai problemi, caro mio)
Ma bando alle ciance, che oggi voglio raccontarvi di queste piccole meraviglie: le focaccine aromatizzate, provate per la prima volta ieri sera che ci avevo la possibilità di usare gli amichetti come cavie e decisamente promosse a pieni voti perche' facili, veloci e gustose.
E poi fanno pure la loro porca figura, se mi permettete.
Ovviamente la ricetta non e' certo farina del mio sacco (ah-ah, capito il doppio senso? Vabbe' lasciamo perdere), ma ho copiato spudoratamente questa ricetta di Profumo di Lievito, con qualche piccola modifica.
Ingredienti (per circa 16 focaccine):
500gr farina (io ho usato 200 di manitoba e 300 di farina 00)
180gr latte (ne ho messi 80 di panna liquida, che avevo finito il latte...)
10gr sale
5gr zucchero
50gr olio evo
15-20gr lievito di birra fresco
Una salamoia fatta con sale, acqua bollente, e olio evo.
Per i diversi gusti:
Olive nere sgusciate e tagliate a pezzettini,
Rosmarino
Cipolla bianca tagliata a fettine sottili
Pomodori secchi sminuzzati
Origano
Preparazione:
Sciogliere il lievito nel latte tiepido e poi aggiungere 160gr di farina, mescolare bene e coprire.
Dopo un’oretta (dovrà essere ben gonfio) unire un po' di farina e mettere ad impastare (se avete una macchina impastatrice) oppure usare le proprie manine che sono sempre le macchine migliori. Magari, se bisogna proprio fare a mano, versarsi pure un bicchierino di Vitamina R e berlo d'un fiato, fa miracoli mentre si impasta!
Aggiungere il sale, lo zucchero ed il resto della farina continuare ad impastare. Unire infine l’olio a filo ed impastare fino ad ottenere una massa elastica. Mettere a riposo coprendo con un panno, meglio se in un luogo caldo (io uso il forno con la luce accesa, in mancanza di altro). Dopo 30-40 minuti dividere l'impasto in palline di circa 80 gr l'una, ma io ho fatto ad occhio e le mie erano grandi un po' meno del mio pugno, coprire con un panno e lasciare a riposo un'altra ora.
Passato quel tempo stendere delicatamente le palline ad un dito di spessore, trasferire in una o più teglie rivestite di carta da forno, coprire e tenere al caldo.
Dopo 25-30min spennellarle con la salamoia, creare delle fossette con la punta delle dita ed aggiungere ad ognuna il suo condimento (cipolle, rosmarino, olive, pomodorini e origano, ma un po' tutto quello che vi viene voglia di metterci...nessun limite alla fantasia!) pressandolo delicatamente nell'impasto in modo che non si separi dalla focaccia una volta cotta.
Dopo una trentina di minuti aggiungere alle focaccine un po' di sale grosso ed infornare per 12 – 13’ in forno preriscaldato a 200 gradi.
Risultato garantito e buonissime se mangiate con affettati e formaggi!
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